Ogni 6 del mese hanno organizzato la fiaccolata della memoria, per chiedere verità e giustizia per i loro cari.
E oggi, a pochi giorni dal primo triste anniversario, Antonietta Centofanti, portavoce del Comitato Familiari Vittime Casa dello Studente, si chiede dov’erano tutte quelle persone che oggi “si affannano a parlare di croci”.
“Il 6 di ogni mese” dice Centofanti “per molti è stato il giorno della memoria. Per tutti coloro che vi hanno partecipato è stato sufficiente portare una fiaccola, a testimoniare la volontà di fare luce e di mantenere alta l’attenzione su coloro che non ci sono più e sulla ricerca della verità. Nessuno ha sentito la necessità di portare altro, di caratterizzare con simboli di qualsiasi tipo un momento di silenzioso rispetto e di enorme dolore. Ora si avvicina il 6 aprile e per tutti coloro che hanno sempre partecipato alla fiaccolata della memoria non è cambiato niente; ci sono invece tanti, assenti fino a quel momento, che per partecipare hanno bisogno di simboli vari. Ci chiediamo dove siano stati il 6 di ogni mese, quando ci ritrovavamo in Piazza Duomo, nel gelo ed in pochi. Quelle stesse persone che oggi si affannano a parlare di croci, non sentivano la semplice necessità di ricordare insieme i morti? Ed ancora, per partecipare non è sufficiente una fiaccola, per ribadire che ci siamo e non smetteremo di chiedere verità e giustizia? Ci pensino un attimo e rispondano tutti quelli che non si sono mai visti il 6 di ogni mese e solo ora, perché ricade il 6 aprile sentono questo grande bisogno di esserci, ma ad una condizione, portare la croce. Per noi tutti i giorni è il 6 aprile 2009”.
Secondo Antonietta Centofanti basterebbe semplicemente essere presenti.
“E’ l’unico atto di rispetto nei confronti dei 308 morti. Ed è l’unico atto di rispetto nei confronti delle diverse sensibilità: laiche, cattoliche, legate a religioni diverse. Un atto che accoglie le differenze e non criminalizza la diversità. Del resto, nel calendario delle celebrazioni per l’anniversario del 6 aprile ci sono numerosi momenti religiosi: veglie, messe solenni proiettate su maxi schermi, celebrazioni all’interno della sede dove si terrà il Consiglio Regionale straordinario, benedizioni varie. I cattolici avranno molti spazi nei quali riconoscersi ed esprimere il proprio dolore ed avranno anche la possibilità di partecipare ad una fiaccolata silenziosa e senza simboli, come accade, senza laceranti e dolorose polemiche, da dieci mesi.
Ci saremmo aspettati la stessa levata di scudi quando gli avvocati della difesa hanno annunciato che chiederanno il trasferimento dei processi in altra regione; o quando il governo ha annunciato che metterà mano al processo breve, istituto giuridico che, qualora dovesse essere accolto, lascerebbe senza giustizia i nostri morti. E quella si, sarebbe una terribile croce da portare“.
Marina Serra