Rabbia e dolore. Un mix che accomuna un sindaco, un presidente della Provincia ed un giornalista.
Massimo Cialente, Stefania Pezzopane e Giustino Parisse reagiscono con toni molto forti dopo aver letto il testo della conversazione telefonica tra gli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell’impresa Opere Pubbliche e Ambiente Spa, ed il cognato Gagliardi.
“Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un terremoto al giorno”. “Lo so”, e ride. “Per carità, poveracci”. “Va buò”. “Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto“.
”Fanno rabbrividire e fanno schifo” è il commento di Cialente ai microfoni di Radio Capital. “Una discussione tra due sciacalli. Temo che in parecchi pensino che il terremoto sia solo una grande occasione per fare affari. Ridevano nel loro letto alle 3 e mezza di notte? Sono parole che fanno ribrezzo. Vorrei incontrare questi due signori per dire loro di vergognarsi. Mi aspetto le loro scuse. Non a me ma alla città”.
E non è da meno la reazione di Stefania Pezzopane che, scioccata, trattiene a stento la voglia di gridare. “Non è immaginabile” dice “che gente cinica e spregiudicata, mentre le macerie uccidevano, stava pensando a come costruire i propri illeciti guadagni. Corvi e sciacalli. C’è solo un disprezzo enorme e la cosa che più fa inorridire è che gente di questo tipo è accreditata dentro le istituzioni. I nostri 307 concittadini vogliono sapere perchè sono morti ed anche noi vogliamo sapere perché tanti segnali sono stati sottovalutati: se facciamo due più due sembra quasi che questo terremoto servisse per far arricchire qualcuno. Ma è quella risata che fa veramente male. Di certo quello che emerge è un quadro squallido. Quasi che quel terremoto qualcuno lo avesse sperato”.
Intanto, il presidente della Provincia de L’Aquila ha chiesto, in una nota ufficiale inviata al Governatore della Regione Abruzzo e Commissario delegato per la ricostruzione Gianni Chiodi, chiarimenti sulle ditte che operano o hanno operato a L’Aquila nella fase di emergenza e ricostruzione. “Ho necessità di sapere” spiega la Pezzopane “come rappresentante di questa comunità se ci siano ditte che hanno legami con gli imprenditori inquisiti per gli appalti del G8. Bastano le frasi come quelle intercettate a dimostrare da sole e condannare la deriva morale che la nostra società ha imboccato. Dobbiamo sterzare, reagire e non permettere che L’Aquila sia colonizzata da questo stile disumano. Indignarsi, per lo meno, sarebbe già il sintomo che in questo angolo dignitoso d’Italia si conservano ancora gli anticorpi contro una visione così cinica e vuota della realtà. Continuo ad augurarmi che non sia quel che appare”.
Sull’argomento intervengono anche Maurizio Acerbo e Marco Fars, rispettivamente consigliere e segretario regionale PRC Abruzzo.
“Non è compito della politica” dicono “né tantomeno delle autorità religiose, assolvere o condannare delle persone su cui è aperta un’indagine giudiziaria. E’ doveroso invece esprimere un giudizio politico sul contesto emerso finora dalle indagini e reso noto dalla stampa”.
Acerbo e Fars pensano ai “personaggi spregevoli che si aggirano nel giro di affari dell’emergenza permanente: gente che alla notizia del terremoto ride prevedendo una bella torta da spartirsi. Di fronte a tale squallore morale, una classe dirigente perbene dovrebbe esigere all’unisono che si faccia il massimo di chiarezza. Invece assistiamo al solito coro di assoluzione preventiva e di accuse alla magistratura. Il minimo che si deve pretendere è l’immediato ritiro della legge che prevede la trasformazione in spa della Protezione Civile e che si ridiscutano tutte le modalità per affrontare la ricostruzione che, vogliamo ricordarlo, è ancora ferma. Non è ora che si abbandoni il modello aquilano per seguire le vie ordinarie del Friuli e dell’Umbria?”
Rabbia e commiserazione sono, infine, i sentimenti di un uomo che sotto le macerie ha perso i propri figli ed il padre.
“La mente umana” ha detto Giustino Parisse “è una cosa stranissima. E’ pura follia pensare che mentre qualcuno moriva qualcun’altro rideva, rammaricandosi che il terremoto non fa tutti i giorni. E’ amaro pensare che forse quelle parole non sono solo di quelle persone. Non so se chi ha costruito tutto l’abbia fatto sulla scia della risata di quella notte; non voglio crederlo e non lo penso. Voglio sperare che quello che è stato fatto per noi è solo frutto della solidarietà”.
Una speranza sulla quale rimbomba, tuttavia, l’eco di quelle risate.
Marina Serra