Di seguito il testo integrale della lettera:
Ill.mo Sig. presidente,
sono una sfollata di Sulmona, che per esasperazione ha deciso autonomamente di mettere in atto una protesta al fine di riportare un po’ di luce in quella cortina buia che è la situazione post terremoto in Abruzzo.
Nel particolare caso di questa città e del suo comprensorio, al danno si è aggiunta la beffa di non essere rientrati all’interno del perimetro sismico denominato “cratere” e addirittura di non far parte degli elenchi ufficiali per quanto concerne il numero di sfollati.
Ill.mo Presidente, questa mancanza di attenzione ha fatto sì che quasi 2.000 sfollati, fra alloggiati in alberghi, ospiti di parenti o in autonoma sistemazione, siano stati dimenticati dalle istituzioni preposte, che avevano il compito di assisterli in un momento della loro vita tanto grave.
E’ da ormai 10 giorni che ho messo in atto uno sciopero della fame, per far emergere un qualcosa che, al di fuori del perimetro della nostra valle, era pressoché sconosciuto, un sacrificio personale, penoso, estremamente imbarazzante per me e per la mia famiglia tutta, ma, come ovvio, oltre a dare visibilità, mi aspettavo che sulla scia di una qualche emozione l’amministrazione della mia città scendesse al mio fianco per sposare una causa a tutela sì mia, ma anche della città e del territorio tutto.
Non solo questo non si è verificato, ma, al contrario, si rischia di scivolare nella polemica sterile di un’eventuale baruffa politica che per nulla può giovare alla causa mia e dei quasi 2.000 sfollati.
Questa mia per implorare la Vs. vicinanza e solidarietà, come padre di questi sfortunati figli della Patria che null’altro rivendicano, alle istituzioni preposte, se non un diritto tanto semplice quanto sacrosanto, quello di essere considerati uguali, di essere assistiti e guidati per una riconquista della normalità, cosa fino ad oggi inverosimilmente negata.
Ringrazio la Ill.ma S.V. per l’attenzione prestata.
Rosanna Sebastiani