L’Aquila. “Un sacerdote omosessuale vittima di estorsione da parte di uno studente universitario fa notizia solo in quanto omosessuale; poco importa ai devoti se c’è di mezzo un cacciatore di portafogli (maggiorenne e perfettamente consapevole delle sue azioni), perché il vero capo d’accusa è l’omosessualità ed è quanto basta per tracciare il profilo dell’orco”.
Lo ha dichiarato Leonardo Dongiovanni, segretario Arcigay Massimo Consoli L’Aquila, precisando che “sul fronte degli arlesiani, improvvisati difensori dei diritti LGBT, nessuno si chiede come si possa essere portati nel 2015 a rendersi ricattabili in quanto omosessuali in una cittadina così provinciale, mentre sul fronte più conservatore, i rigurgiti di omofobia fanno prontamente capolino e si perpetra la caccia alle streghe contro gli omosessuali, paragonandoli persino ai pedofili. Il comune denominatore è in ogni caso l’orientamento sessuale perché nessuno parla del caso gravissimo e in pochissimi difendono i diritti degli omosessuali al di là del politically correct. Le posizioni ufficiali della chiesa sull’omosessualità lasciano spesso di sasso e chi scrive, in più occasioni ha fatto sentire la sua voce pubblicamente, contro le manifestazioni di un certo Cattolicesimo, ma la realtà è che esistono gay credenti, così come il fatto di essere omosessuali non costituisce una discriminante per essere considerati bravi sacerdoti. Ci sono figure nella Chiesa, che hanno il coraggio di staccarsi dallo stereotipo del censor”, ma che comunque non per questo sfilano con noi al Gay Pride. Noi auspicheremmo il contrario, ma non si può gettare il bambino con l’acqua sporca.”
Per Dongiovanni “una persona vittima di estorsione, è prima di tutto un essere umano che non merita di essere fatto passare come carnefice. Il fatto che si tratti di un sacerdote gay apre un dibattito evidentemente sentito, ma i toni non devono scadere, sia che si guardi alla faccenda dal punto di vista di un omosessuale dichiarato, sia che la si guardi da quello di un credente. E’ terribile constatare quanto si spinga lontano il chiacchiericcio”.