Chieti. “Strade e parcheggi su aree verdi, commistione tra auto e bici, concessioni per specifici ristoranti, trasformazione di vaste aree per chioschi e banchi di vendita: basta guardare la cartografia allegata alla proposta di Regolamento per la Via Verde dei Trabocchi avanzata dalla provincia di Chieti per capire in maniera inequivocabile cosa si cela dietro questa operazione condotta così maldestramente, un vero e proprio sacco a discapito della bellezza del nostro territorio” così le quaranta associazioni e imprese turistiche che hanno sollevato in questi giorni il caso del regolamento della Via Verde rilanciano la questione, svelando, carte alla mano, i particolari del piano provinciale.
Facciamo subito qualche esempio concreto. Il trabocco di Punta Mucchiola ad Ortona è in uno dei punti più selvaggi e panoramici. Ebbene, la proposta, prevede di concedere al privato un’ampia area (definita dal regolamento “area di tipo b”, in celeste) per parcheggi, attività di ristorazione, ombreggi ecc., ivi compresa viabilità di servizio, come si può evincere dal seguente stralcio di regolamento.
Il tutto con una connessione verso la Via Verde. Se il privato decide di fare parcheggi, come arriveranno le auto dalla Statale? Non solo attraversando perpendicolarmente la ciclabile ma percorrendola per un centinaio di metri, evidentemente. Non vediamo altre soluzioni. Oltre a quest’area ne verrebbe concessa un’altra sempre per attività commerciali (definita “area di tipo d”, con perimetro blu) e una terza (definita “area di tipo c”, in color ocra), attraverso accordi con i comuni con destinazione non meglio precisata. Situazioni simili per tutti gli altri, come è facilmente verificabile (al centro e a destra altri due esempi, con altre aree ocra destinate ). Il tutto con concessioni che possono essere anche permanenti.
Trabocco Mucchiola – Ortona Trabocco Caravaggio – San Vito Trabocchi nel vastese In tutto sono ben 10 le aree da dare in concessione ai privati che gestiscono trabocchi, tutte lato mare rispetto alla ciclabile.
Che dire, poi, delle ampie aree vista mare contigue alla ciclabile che saranno concesse a questi specifici ristoranti? Qui sotto, riportate in viola (definite “aree di tipo a” nel Regolamento) alcuni esempi.
A queste si aggiungono le “aree di tipo d” per chioschi, banchi vendita ecc. da dare in concessione in maniera temporanea o permanente a chi ne faccia richiesta. Tra le tante disseminate sul tracciato prendiamo ad esempio quella prevista a Fossacesia (qui sotto a sinistra, perimetro blu) che da sola occupa un’area di migliaia di mq con altre due in rapida successione appena a nord. Oppure quelle vicino al trabocco di Punta Cavalluccio (a destra) che si sommeranno a quelle contigue date in concessione al Trabocco stesso.
Anche sui siti per i quali la destinazione verrebbe rimandata a successivi accordi con i comuni vorremmo vederci chiaro, visto che sono aree molto vaste in larga parte con vegetazione intatta. Compaiono, come abbiamo già visto, in ocra.
Qui sotto un altro esempio nel vastese, tra il Saraceno e Vignola
Al contrario di quanto dichiarato dal presidente della Provincia, quasi tutte queste 53 aree saranno concentrate in due tratti, tra il Trabocco di Ponte Mucchiola e il centro di Fossacesia, ben 33, e tra Punta Penna e Vasto Marina, 10. Altro che sviluppo equilibrato della costa, qui è un vero e proprio sacco!
Un piano “schizofrenico”, quindi, anche per quanto attiene ai servizi, senza alcuna logica se non quella di accontentare pochi a discapito di molti. Se poi, la qualità architettonica sarà quella delineata proprio dalla Provincia con quel capolavoro, di cui auspichiamo il rapido abbattimento, rappresentato dai bagni vista mare, immaginiamo cosa potrà accadere lasciando sostanzialmente mano libera per decenni ai privati.
Il Presidente della Provincia Pupillo, insiste a sostenere una procedura di approvazione del tutto fantasiosa ed estranea alle modalità previste dalla legge regionale 5/2007 che assegna alla direzione territorio della Regione il compito di programmare le iniziative da svolgere nelle diverse aree, che, tra l’altro, sono espressamente tutelate “a verde” e non certo “a chiosco”. Che dire poi della partecipazione della cittadinanza, relegata ad un percorso del tutto informale, visto che non vi è traccia di avvisi, bandi, termini precisi ecc., con documenti diffusi a macchia di leopardo e con le cartografie addirittura sui generis per una pianificazione essendo su file per Google Earth?
In ultimo, ma non per importanza, la Provincia ignora con ogni evidenza le leggi europee sulle valutazioni ambientali che rendono totalmente illegittimo il procedimento avventatamente avviato dalla Provincia. Un piano come questo – così lo ha definito autorevolmente lo stesso presidente Pupillo e come d’altro lato è – come sanno tutti, deve essere obbligatoriamente assoggettato a Valutazione Ambientale Strategica in base al D.lgs.152/2006, che deve partire contestualmente alla pianificazione, con specifiche analisi e produzione di elaborati (il rapporto preliminare ambientale e il rapporto ambientale) e percorsi di partecipazione di una pluralità di enti con competenze ambientali, a partire dal Ministero dell’Ambiente, nonché della popolazione che ha 60 giorni per fornire osservazioni che devono essere valutate dagli organi competenti e non certo dalla Provincia.
Inoltre, interessando direttamente o indirettamente numerose Zone Speciali di Conservazione (ZSC/exSIC), deve anche essere assoggettato a Valutazione di Incidenza Ambientale su specie e habitat secondo quanto previsto dal DP.R. 357/1997, redigendo lo Studio di Incidenza Ambientale e assicurando anche in questo caso la pubblicità di tutti i documenti alla popolazione per almeno 30 giorni per produrre le osservazioni. Sarà poi il Comitato Valutazione di Impatto Ambientale della Regione ad esprimersi. Insomma, dopo aver visto le mappe, capiamo la fretta per far passare in sordina scelte inammissibili. Ora che però è tutto pubblico neanche l’estremo tentativo di una “correzione fatta in casa” con qualche limatura può avere una qualsiasi chance di successo. Se vogliamo accogliere adeguatamente turisti da tutto il mondo serve tutelare attentamente il territorio all’insegna della leggerezza e della qualità, mettendo al centro la difesa del bene comune e non di quello privato.
Per sottolineare ulteriormente l’importanza del tratto di costa in oggetto, si ricorda che la Sovrintendenza ha già avuto modo di sottolineare l’esistenza di ben 7 aree archeologiche nel tratto Ortona-Vasto, con i relativi vincoli. A queste si aggiungono le altre aree vincolate sotto l’aspetto del vincolo paesaggistico e dei beni culturali e monumentali (basti pensare agli stessi Trabocchi, alla Costa stessa e tra gli altri il sito di San Giovanni in Venere. Di tutti questi aspetti, la bozza di regolamento non solo non ne tiene conto, ma ne determina lo svilimento, in frontale contrasto con ogni previsione del decreto legislativo 42/2004 – Codice dei Beni Culturali.