Torrebruna. Sembrano gridare vendetta i possenti rami tagliati e gettati a terra della secolare quercia, conosciuta meglio come Quercia del Lozzi o Cerq de Lozzi (dal nome del proprietario). Posta lungo la strada che va da San Giovanni Lipioni a Torrebruna è stata descritta dal Capodarca ed è stata annoverata nel libro di Francesco Nasini come tra i grandi Alberi d’Abruzzo.
La legge dello Stato 10/2013 per gli alberi monumentali prevede multe che vanno dai 5000 euro ai 100.000 mila euro per chi osa sfregiare questi gioielli della natura. E in questo caso si tratta di un vero e proprio monumento storico, non di un semplice albero. Con i suoi 5 metri di circonferenza la Quercia di Lozz è stata da secoli simbolo del territorio, nonché vanto e orgoglio dei Sangiovannesi, ma dell’Abruzzo intero. Eppure per logiche ciniche e senza scrupolo sotto lo sguardo attonito di molti residenti e non, è stato perpetuato un effimero delitto contro una creatura indifesa, colpevole solo di trovarsi su una strada, dove a breve transiteranno i mezzi, che trasporteranno ulteriori pale eoliche.
A chi attribuire la responsabilità di tale vergogna? Al Comune, che a sua volta si giustifica, perché autorizzato dalla Regione Abruzzo? E poi per quale motivo, per incentivare e creare energia pulita? Come se gli alberi non siano più i veri produttori di ossigeno e aria pura? Paradossalmente distruggiamo alberi secolari in nome una nuova energia ecosostenibile? Fatto è che la macabra scoperta, avvenuta alle luci dell’alba, rimbalza sui social dei Sangiovannesi residenti in tutta Italia e all’estero, increduli e sgomenti di fronte a tale crimine, perpetuato ai danni del patrimonio floreale e forestale, non solo dell’Abruzzo, ma di tutta la nostra Penisola, anzi del nostro Pianeta.