San Salvo, Giornata della Memoria: scoprimento lapide dedicata a Settimia Spizzichino

I ricordi diventano mattoncini del nostro oggi

San Salvo. “Ci apprestiamo domani a vivere con emozione la Giornata della Memoria. E personalmente lo faccio facendomi aiutare da Lia Levi, scrittrice e giornalista, attraverso la lettura di un passo del libro dal titolo “Il Giorno della Memoria raccontato ai miei nipoti”. Scrive Lia Levi: “Ricordare non basta, il ricordo non resta li per sempre. A volte ci si emoziona per un attimo e poi tutto vola via. Perché resti, questo è il punto, il ricordo si deve trasformare in memoria. Memoria è quando i ricordi sono diventati mattoncini del nostro oggi. Noi siamo qui e rappresentiamo il presente, lo sappiamo, ma senza il trasformare in memoria. Memoria è quando i ricordi sono diventati mattoncini del nostro oggi. Noi siamo qui e rappresentiamo il presente, lo sappiamo, ma senza il passato non avremmo senso, saremmo una scatola vuota”. A dirlo il sindaco Tiziana Magnacca nel presentare l’appuntamento pubblico di domani, giovedì 27 gennaio a San Salvo, che si svolgerà nel rispetto delle norme anti Covid.

Due i momenti previsti. Alle 11.30 ci sarà lo scoprimento della lapide con la benedizione di don Raimondo Artese, parroco della chiesa di San Giuseppe, per ricordare Settimia Spizzichino, testimone e memoria della Shoah, nell’aiuola nei pressi del Monumento ai Caduti dove verrà deposto un omaggio floreale. A seguire in piazza Giovanni XXIII l’intervento del sindaco Tiziana Magnacca e del Consiglio comunale dei ragazzi dell’Istituto Salvo D’Acquisto cui farà seguito il reading dell’attrice Pina Bellano, con brani tratti dal libro “Gli anni rubati” di Settimia Spizzichino.

“La memoria – prosegue il sindaco – è quando i ricordi diventano mattoncini del nostro oggi. Vogliamo celebrare questa Giornata della memoria ricordandolo con la posa di una lapide per ricordare Settimia. Lapide che diventa una perenne pietra di inciampo nel luogo che per noi è il luogo della memoria rappresentato dal Monumento ai Caduti al fine di costruire, giorno dopo giorno ma soprattutto oggi giorno, il processo della memoria”.
“Ho voluto che fosse ricordata una donna che ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento perché la narrazione di quei tragici momenti possa passare anche attraverso la sensibilità e il dolore di una donna, di quell’altra parte dell’universo doppiamente discriminata anche nelle discriminazioni” sottolinea ancora il sindaco.
“Con l’aiuto dell’assessore alla Cultura Maria Travaglini è stato scelto di fare memoria dedicando questa momento del ricordo a Settimia Spizzichino nella speranza che la sua storia possa essere conosciuta dagli studenti per proseguire nella sua opera di testimonianza degli orrori dell’internamento e dell’Olocausto raccolti nel libro ‘Gli anni rubati’” conclude il sindaco di San Salvo.

CHI È SETTIMIA SPIZZICHINO
Settimia Spizzichino quinta di sei figli era nata in una famiglia del ghetto ebraico di Roma. Il padre, Mosè Mario Spizzichino, era commerciante di libri. La madre, Grazia Di Segni, fu maestra alla scuola ebraica. Fratelli e sorelle erano Gentile e Pacifico, Ada, Enrica e Giuditta. Il 16 ottobre 1943 fu deportata insieme alla madre, due sorelle e una nipotina durante il rastrellamento del ghetto. Il 23 ottobre, dopo sei giorni di viaggio, nel campo Auschwitz-Birkenau iniziò la selezione dei deportati di Roma; mentre la madre e la sorella Ada con la bambina in braccio furono messe nella fila destinata immediatamente alla camera a gas, Settimia con la sorella Giuditta finì nella fila degli abili al lavoro e ricevette il numero 66210. Delle 47 donne rimaste dopo questa prima selezione, Settimia fu l’unica a tornare e a queste compagne di prigionia ha poi dedicato il suo libro di memorie. Ad Auschwitz-Birkenau le venne assegnato il lavoro di spostare pietre; finì all’ospedale del campo e da qui viene trasferita al blocco 10 di Auschwitz.  Nell’inverno del 1945, con l’evacuazione di Auschwitz, dovette affrontare una marcia della morte fino al campo di concentramento di Bergen Belsen. Qui i prigionieri venivano ammassati in uno stato di completo abbandono e i morti formavano dei mucchi intorno alle baracche. Il soldato di guardia sulla torretta, impazzito, cominciò a sparare sui prigionieri: Settimia si nascose in un mucchio di cadaveri e lì rimase per diversi giorni, fino alla liberazione del campo da parte degli inglesi, il 15 aprile 1945.
(da Wikipedia)

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