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Impianti sci sulla Majella, gestore seggiovia: ‘De non apriamo stagionali fermi’

Chieti. Le spese per riaprire gli impianti sciistici sono già state sostenute e tenerli chiusi significherebbe non poter riattivare i contratti stagionali, aprirli solo per i residenti potrebbe essere una soluzione, seguendo l’ipotesi lanciata dal presidente altoatesino Arno Kompatscher. ”Sono favorevole a un’apertura anche limitata. Al primo dicembre abbiamo comunque speso l’80% del costo annuale, il restante 20% probabilmente riusciremmo a incassarlo”.

Dall’Abruzzo, attualmente regione in ‘zona rossa’, arriva la voce di Fabrizio Di Muzio, gestore della seggiovia di Passolanciano, impianto di 1.100 metri in grado di trasportare 1.800 persone l’ora. Il comprensorio sciistico Passolanciano-Majelletta, si sviluppa dai 1345 ai 1995 metri, nel Parco nazionale della Majella, ha una seggiovia, 6 sciovie e 3 tapis roulant che servono 16 piste di discesa.

”I costi per un impianto di risalita non cambiano, ci siano una persona o mille, non c’è nulla da poter risparmiare con la minore affluenza perchè dobbiamo garantire la sicurezza delle piste, che vanno trattate come se fossimo pieni. Personalmente – aggiunge Di Muzio – però, penso che l’afflusso sarebbe molto limitato: sugli impianti la folla si può gestire, ma quando 500 persone, metà capienza dell’impianto, vengono a sciare e, se è brutto tempo, vogliono entrare in un locale… dove le mettiamo, dato che i locali qui sono piccoli? Solo il vero appassionato fa le sue due ore di sci e torna a casa. Ecco, questa è l’unica mia obiezione, la famiglia con un bambino come fa a non avere un punto d’appoggio?”.

Per il suo impianto Di Muzio spende 300.000 euro l’anno e dà lavoro a 13 persone. ”Considerato che tutte le spese per aprire la stazione e tutti gli adempimenti li abbiamo fatti, è chiaro che si cerca di lavorare per dare un aiuto al personale. Abbiamo parecchi addetti con contratti stagionali; se chiudiamo, i contratti non li apriamo. Ci pesa molto lasciare a casa questi ragazzi che lavorano con noi da anni – conclude Di Muzio – Ad oggi non ci sono aiuti per loro e anche dal punto di vista umano diventa difficile”.