Il provvedimento, notificato in data odierna, è stato disposto dal Tribunale de L’Aquila quale misura di prevenzione patrimoniale finalizzata alla confisca dei beni ai sensi del D.lgs. n.159/2011 (c.d. Codice antimafia) su proposta formulata dalla Procura Distrettuale Antimafia che aveva condiviso le ipotesi investigative formulate da Guardia di Finanza e Polizia di Stato di Chieti circa il profilo criminale del preposto e sulla illecita provenienza delle cospicue ricchezze accumulate dal medesimo nel corso del decennio 2000-2020.
Le complesse indagini svolte dalle due Forze di Polizia, attraverso la certosina disamina dei flussi finanziari e degli investimenti operati, hanno consentito di ricostruire in capo al pregiudicato disponibilità di beni immobili e di società intestate fittiziamente a familiari e/o terze persone, ma anche di qualificarne l’elevato spessore del profilo criminale caratterizzato da diverse condanne, alcune anche in via definitiva, e da numerosissimi procedimenti penali ancora pendenti, per reati di notevole allarme sociale tra i quali l’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Fondamentale per il buon esito della applicazione della misura di prevenzione patrimoniale è stata l’analisi da parte degli investigatori dei redditi dichiarati dal 2000 al 2020 dal preposto e dai suoi familiari, i quali hanno percepito e dichiarato importi esigui rispetto al valore dei beni acquistati dimostrando un tenore di vita ben al di là degli irrisori redditi apparenti.
L’attività odierna si è conclusa con il sequestro finalizzato alla confisca di:
I beni sequestrati sono stati affidati ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale de L’Aquila.
La misura di prevenzione patrimoniale eseguita quest’oggi in applicazione del codice antimafia conferma, ancora una volta, la concreta azione della magistratura e delle Forze di Polizia in provincia di Chieti nell’aggressione, mediante eliminazione dal circuito economico, dei patrimoni illecitamente accumulati da soggetti che vivono abitualmente dei proventi di attività delittuose, in ossequio al principio generale secondo cui nessuno deve poter impunemente godere del frutto di una condotta illecita tanto più se ripetuta e sistematica.
Non ultimo, il rischio che la disponibilità di beni acquisiti con proventi illeciti contribuisca a rafforzare il potere, soprattutto economico, della criminalità organizzata nel tessuto sociale ed imprenditoriale sano della provincia di Chieti.
La misura di prevenzione patrimoniale odierna è l’ultimo tassello, prima dell’eventuale confisca definitiva, di una serie di sequestri operati negli anni precedenti anche dall’Arma dei Carabinieri che, nel 2010, lo arrestarono a conclusione di una vasta indagine sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Abruzzo.