Il Tribunale di Chieti ha condannato oggi a 11 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, seguita al fallimento della Sidermetalli srl, l’imprenditore teatino Luciano Bellia, noto nel settore del recupero dei metalli ferrosi.
Bellia secondo l’accusa, quale amministratore unico della società, che fu dichiarata fallita del 2013, avrebbe distratto somme per un milione e 600.000 euro, tratte su conti intestati alla società ed accesi presso tre banche, mediante bonifici disposti a nome di Irina Sedova, la donna russa alla quale era stato ceduto il 70% del capitale sociale.
La Sedova, accusata di bancarotta documentale, è stata condannata a 6 anni di reclusione. I fatti risalgono ad una decina di anni fa. Sempre secondo l’accusa, Bellia avrebbe distratto altre somme, per 2.947.000 euro, tratte sui conti correnti intestati alla società: si tratta di soldi corrisposti nell’ambito dell’operazione di compravendita di una dimora di grande pregio, Villa Mufarbi, che si trova a Taormina, dalla società Hilde Fortini e conseguenti alla sottoscrizione di un preliminare di vendita di bene altrui firmato dallo stesso Bellia e da due cittadini russi.
Il Tribunale ha poi condannato a 2 anni e 6 mesi Gianmarco Pipia, accusato di aver distrutto la documentazione contabile della Hamilton, una società riconducibile a Bellia.
Assolti per prescrizione la moglie di Bellia, Monica Piersante dall’accusa di ricettazione, e altre due persone ovvero Giuseppe D’Alessandro e Luciano Gallo accusati di reati fiscali.