Chieti. “Facciamo nostro il grido di dolore lanciato da Adele Campanelli, già apprezzata funzionaria presso la Soprintendenza Archeologia, Beni Artistici e Paesaggio di Chieti, riportandolo qui integralmente, nella speranza che la coscienza di chi, a parole, predica amore per la cultura, si risvegli e intervenga per impedire un ulteriore oltraggio alla città di Chieti ed all’Abruzzo. Non si può, infatti, tollerare che nel mentre il MIBACT annuncia la riapertura dei Musei, con tutte le precauzioni da adottare per evitare il diffondersi della pandemia, la Soprintendenza teatina decida di chiuderli per carenza di personale. Ancora una volta ci spiace constatare la totale assenza di propensione al dialogo ed alla collaborazione, che da anni stiamo inutilmente invocando da parte della Soprintendenza, dalla quale ci saremmo aspettati, e ci aspettiamo ancora, un invito per esaminare la possibilità di un aiuto da parte di volontari delle Associazioni, ma anche di studenti delle Università e degli Istituti Superiori, per fronteggiare l’emergenza, in attesa di soluzioni che non possono essere rinviate in un Paese che soffre di una preoccupante disoccupazione giovanile. E la cultura può e deve dare loro l’opportunità di mangiare!!!”.
Si legge così in una nota di Italia Nostra Regionale, che prosegue: “A venti anni di distanza dalla sua apertura si chiude oggi, per carenza di personale, il Museo della Civitella. A differenza delle altre istituzioni bloccate temporaneamente dal Covid, il museo dedicato alla storia della città di Chieti non riapre nemmeno con orari ridotti. Non posso non dispiacermi moltissimo che tante risorse, tante speranze e l’impegno di molti professionisti e collaboratori naufraghino così in un momento di crisi che attraversa tutti i settori della nostra vita. Certo non è la chiusura di un museo che potrà scuotere gli animi resi pesanti da ben altre perdite. Tuttavia vale la pena di riflettere anche su questa perdita che sarà spero non definitiva ma certamente dolorosa. Il museo della Civitella ha rappresentato per questa città una scommessa e il tentativo di rendere pubblici e accessibili alla città i risultati della ricerca archeologica che ha restituito alla bella cittadina la profondità e la dignità della storia che l’aveva vista a lungo egemone del territorio ai piedi della Maiella orientale. Nel museo con allestimenti e scenografie questa storia gloriosa era stata narrata ai cittadini con rigore e passione rifuggendo i triti espedienti didattici che hanno trasformato tanti musei in noiosi manuali. Il successo delle sue soluzioni è stato apprezzato e ammirato da specialisti e persone comuni che hanno manifestato il loro apprezzamento anche in pubblicazioni e commenti. La città si è riversata in più occasioni nelle sue sale e nel parco attratta da una programmazione varia e di alto profilo. Molti giovani professionisti si sono formati nelle varie occasioni: archeologi, architetti, storici, restauratori, artisti, fotografi, musicisti, attori, ballerini, sportivi, organizzatori di eventi etc. Ora in questa città non c’è più posto per quel sogno, e i giovani non avranno occasione di visitare quelle sale per conoscere il proprio passato. Le scarse unità vengono concentrate sul museo di villa frigeri da sempre antagonista del nuovo istituto. Vecchie ruggini personalistiche hanno preso il sopravvento sulla struttura più debole orfana di una quasivoglia direzione. Non posso che rammaricarmi ed assistere impotente a questa grave ulteriore menomazione che Chieti subisce oggi”.