Cgil e Flc: ‘La provincia di Chieti potrà perdere una decina di istituzioni scolastiche in 10 anni’

Chieti. “Il Ministero dell’Istruzione (e del Merito) si avvia a ridurre il numero dei dirigenti scolastici nella nostra regione. La decisione è stata annunciata dal ministro in occasione della Conferenza Unificata del 24 maggio scorso chiamata ad esprimere il suo parere sulla bozza di decreto, ma conclusasi con un mancato accordo.

Prendiamo atto che la regione Abruzzo, così come la regione Sardegna, hanno annunciato opposizione ai provvedimenti governativi di riduzione eccessiva ed ingiustificata del numero di scuole, schierandosi contro il dimensionamento scolastico del Governo le altre 4 regioni (Puglia, Emilia-Romagna Campania e Toscana) che hanno fatto ricorso alla corte costituzionale (potrebbe pronunciarsi entro il mese di dicembre).

Il solco tracciato dalla legge di Bilancio 2022, infatti, aveva sancito la riduzione del numero minimo di alunni da 600 a 500 per l’assegnazione alla scuola di DS e DSGA, estendendo tale riduzione anche per gli anni scolastici 2022/23 e 2023/24. Come FLC CGIL, avevamo attenzionato favorevolmente la decisione assunta dal precedente governo che, grazie a quanto previsto dal PNRR al punto 3.1 circa la Riforma dell’organizzazione del sistema scolastico, consentiva la riduzione del numero degli alunni per classe e poteva rappresentare finalmente una attenta e giusta riprogrammazione della presenza nei territori delle scuole, a partire dalle aree interne.

Invece, la decisione assunta dal Governo Meloni con l’adozione del provvedimento sopra citato e inserita nella legge di stabilità per il 2023 (legge 197/2022), ci preoccupa fortemente. Essa va nella direzione opposta. Modificato il decreto legge 98 del 2011 si stabilisce che, al fine di riorganizzare il sistema scolastico il ministero può decidere di procedere nella riorganizzazione della rete scolastica anche in caso di mancato accordo con le regioni. Invece di applicare quanto previsto in merito nel PNRR, questo governo a pochi mesi dall’insediamento si è affrettato ad approvare una legge di Bilancio 2023 che peggiora le cose e che ridurrà in pochi anni il numero degli oltre 8000 istituti su tutto il territorio nazionale a circa 7000.

La previsione è inserita nei nuovi commi (5-quater e 5-quinquies) dell’art. 19 del DL 98/2011: in caso di mancato accordo con le regioni entro il 31 maggio, è il ministro a decidere entro il 30 giugno l’attribuzione del numero dei dirigenti scolastici, effettuata sulla base di un coefficiente (rapporto alunni/scuole della regione) non inferiore a 900 e non superiore a 1000.

Tutto questo significa la riduzione della dotazione organica dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi, secondo la bozza di decreto discussa e non approvata: in Abruzzo il numero dei presidi scenderebbe (da 190) a 174 in 3 anni, con conseguente riorganizzazione degli istituti scolastici.

Noi come FLC e come CGIL Chieti, riteniamo si debba ripartire dal numero di DS per provincia applicando i parametri definiti dal regolamento sul dimensionamento DPR 233/1998.

Nella provincia di Chieti il numero medio di alunni per istituzione scolastica è attualmente di circa 840 in considerazione dei circa 47850 iscritti nelle 57 scuole statali (già ridotte a 56 per l’accorpamento di 2 istituti nel distretto 015 ortonese). Se lo stesso comma 5-quinquies non intervenisse a garantire una riduzione graduale con correttivi e compensazioni interregionali per i primi 7 anni, il cinico “meccanismo del parametro” (oltre 950 alunni in media per istituzione abruzzese) agirebbe già dal 2024/25 per dimensionare da subito a 50 il numero delle scuole della provincia, mentre è probabile che si attenderà il 2030 per avere questa drastica riduzione delle istituzioni scolastiche: in ogni caso una vera riorganizzazione peggiorativa.

Le iscrizioni per l’a.s 2023/24 certificano che la popolazione scolastica Chietina diminuisce di 690 alunni dal prossimo 1° settembre. Il dato è una conseguenza attesa del cosiddetto inverno demografico registrato negli ultimi anni: nel nostro territorio nascevano oltre 9 bambini al giorno della cosiddetta Generazione Z (nel periodo 1997 – 2012 mediamente 3200 nati/anno), mentre sono appena 7 al giorno i nuovi nati della Generazione Alpha (nel periodo 2012 – 2023 circa 2500 nati/anno).

Come FLC CGIL Chieti, abbiamo svolto assemblee nei mesi di marzo e aprile, raccogliendo malumori e contrarietà avverso questa politica dei tagli che penalizza la scuola pubblica e lede l’interesse dei cittadini. La CGIL Chieti e la FLC Chieti, sono fortemente preoccupati per tutto quello che sta avvenendo nell’indifferenza generale senza un reale confronto con le parti mentre si modifica profondamente il concetto di scuola pubblica e diritto allo studio. Al Congresso Nazionale della FLC è stata proprio la FLC Abruzzo Molise a proporre la mozione per abbassare congruamente a 400/600 il parametro del numero medio di alunni in base alle caratteristiche dei territori.

Occorre agire subito con politiche che siano in grado di garantire ai giovani e ai migranti condizioni economiche e sociali tali da rendere il territorio abruzzese e Teatino attrattivo per le famiglie. Certo, se pensiamo che nelle aree interne della provincia ad oggi diminuiscono i servizi di trasporto pubblico, di sanità e cura, di opportunità di lavoro e abbastanza scuole con tempo pieno e prolungato, è miope pensare che i giovani costruiscano in quelle aree il proprio futuro. Chi governa dovrebbe preoccuparsi di questa situazione.

Il sistema scolastico della provincia di Chieti, ad esempio, è destinato a perdere dai 700 ai 900 alunni all’anno almeno fino al 2031/32, quando i ragazzi e le ragazze che abiteranno i nostri plessi scolastici saranno appena 41000 (erano oltre 50000 prima del Covid): in termini di popolazione scolastica si perde l’equivalente di una scuola ogni anno anche senza agitare parametri ministeriali più o meno severi! Le speranze di una possibile ripresa della popolazione scolastica, in questo quadro guidato da chiare tendenze demografiche, ma soprattutto da politiche totalmente sbagliate, potranno concretizzarsi non prima di una dozzina di anni.

In un momento nel quale istruzione e formazione dovrebbero rivelarsi i temi sui quali investire di più, ci si trova di fronte ad una decisione che colpisce ancora una volta le aree più deboli del paese. La presenza di un dirigente non è un fatto accessorio soprattutto nelle aree interne dove, a causa dello spopolamento, le scuole hanno classi e pluriclassi poco numerose, ma presidio essenziale per il diritto all’istruzione.

La FLC e la CGIL Chieti auspicano che il governo torni indietro su una decisione che colpisce la scuola pubblica in quei territori già in difficoltà per la mancanza di altri punti di riferimento sociali e culturali. Così come è indispensabile che sull’istruzione come sulla sanità e altri diritti fondamentali delle persone, si operi per evitare l’ulteriore peggioramento che potrebbe derivare dalla discussione sull’ulteriore riorganizzazione dell’autonomia differenziata. Tale scelta creerebbe differenza tra territori e tra Comuni spingendo ancor di più i nostri giovani a intraprendere scelte di vita lontano dall’Abruzzo e dal Chietino.

Per questo la FLC e la CGIL Chieti continueranno nelle iniziative territoriali, chiedendo anche alle istituzioni locali e regionali di prendere iniziative in difesa dei cittadini e dei diritti fondamentali della persona, far sentire la propria voce a livello di conferenza stato regioni e difendere il proprio territorio. Sosterremo inoltre, le mobilitazioni nazionali contro le azioni di un governo che non investe nell’istruzione pubblica di qualità, non si preoccupa di garantire una rete di trasposto pubblico adeguata, non offre alcuna garanzia per una vera tutela della salute del cittadino.

Occorre ripensare il modello di società e di fare politica nell’interesse dei cittadini, da troppi anni chi governa, vede in tutto quello che è pubblico, un problema e non una opportunità”. Si legge così in una nota di Flc e Cgil Chieti.

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