Chieti. Nella mattinata odierna in provincia di Chieti e Foggia, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Chieti, unitamente a quelli delle Compagnie dipendenti di Chieti, Ortona e Lanciano, supportati nella fase esecutiva da personale del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Chieti su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di 8 indagati, con l’applicazione di n.7 misure restrittive della libertà personale in carcere e di n.1 misura di applicazione dell’obbligo di dimora.
Gli indagati rispondono dei reati di cui agli articoli 416 commi 1,2 624,625 comma 2 C.P., nonché articoli 2 e 4 L.895/1967 (associazione a delinquere finalizzata al furto di autovetture, alla fabbricazione, detenzione e porto ed utilizzo in luogo pubblico di rudimentali ordigni esplosivi, c.d. MARMOTTE, per perpetrare furti aggravati presso gli sportelli ATM di uffici postali e istituti di credito) perpetrati nei mesi di settembre ed ottobre 2021 (euro 76.000 circa sottratti complessivamente) presso gli sportelli ATM:
– Filiale istituto di credito BPER di Miglianico (CH);
– Filiale istituto di credito BCC di Canosa Sannita (CH);
– Filiale dell’ufficio P.T. di Guardiagrele (CH).
L’attività investigativa, iniziata nel mese di settembre 2021, ha permesso di acclarare l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione, con sede operativa in Francavilla al Mare (CH), formata da cittadini italiani provenienti dalla provincia di Foggia, di cui 7 gravati da specifici pregiudizi di polizia e penali, finalizzata alla sottrazione di autovetture per poi perpetrare dei furti di banconote all’interno di apparati ATM, mediante l’utilizzo di materiale esplosivo immesso tramite rudimentali ordigni, meglio noti come “marmotte”, all’interno delle bocchette destinate al normale prelievo delle banconote.
Il gruppo è stato individuato grazie ad una strutturata attività investigativa posta in essere mediante:
– acquisizione dei filmati delle telecamere presenti nelle aree interessate dagli eventi delittuosi;
– comparazione del DNA prelevato da materiale biologico individuato sugli oggetti sequestrati nel corso dei sopralluoghi, con profili genetici già tipizzati presso la Banca Dati Nazionale del D.N.A.;
– accertamenti informatici.