Chieti. Sono scesi dal tetto della struttura della Sixty di Chieti Scalo Marino D’Andrea e Massimo Di Francesco i due RUS CGIL per protestare contro la scarsa chiarezza del nuovo proprietario e sul futuro dello stabilimento teatino.
“In questi giorni – affermano i due – sentiamo Monti che dice che bisogna ripartire e che la luce in fondo al tunnel. Scendiamo con amarezza, pensiamo che questa battaglia l’abbiamo persa. Quella di scendere è stata una scelta difficile, così come è stata difficile la scelta di salire. Se questo gesto può essere servito a qualcosa, può essere stato utile per scuotere le coscienze, ma per passare all’azione c’è bisogno di tempo. Noi non stiamo dicendo niente di nuovo, ascoltiamo le interviste ai dipendenti dell’ALOA ed anche loro si sentono sconfitti. Noi non vogliamo vendetta, ma una soluzione per le oltre 400 famiglie”.
“Questa è una vicenda che va avanti da così tanto tempo – ha aggiunto il segretario generale FILCTEM-CGIL Chieti – perché è forte ed ha esposto i due lavoratori a danni penali e contrattuali. Tra gli interventi che abbiamo attuato c’è stato quello di interloquire con queste due persone che sono arrivate a questo gesto. Questa azienda non ha onorato gli impegni che aveva assunto. Qui è chiaro che probabilmente tutti ci saremmo aspettati un impegno ed una presenza maggiori da parte delle istituzioni. Sono intervenuti il sindaco ed il presidente della Provincia ed una volta tanto lo hanno fatto non perché li abbiamo chiamati, ma perché sono stati attratti da questo gesto. È stato chiesto di sanare la situazione e di far conoscere quale sia la nuova proprietà. Per il futuro abbiamo chiesto che non fosse messa a rischio anche la cassa integrazione. Vogliamo fare chiarezza su questa vendita e sul futuro della Sixty di Chieti Scalo. Questa azienda sta chiudendo nell’indifferenza più totale. Vogliamo salvaguardare il made in Italy e scuotere le coscienze di chi si fa tranquillizzare dalle parole dei politici. Siamo stati sempre noi che abbiamo cercato le istituzioni, adesso sono state le istituzioni che sono venute da noi”.
“Questa è un’attività che continua ad andare in perdita – ha concluso il segretario territoriale FEMCA-CISL, Ettore Di Natale – speriamo di arrivare in tempo buono ad un tavolo economico, questa è una cosa che va affrontata. Non ci interessa di che morte morirà questo stabilimento, qui lavorano 440 persone e si deve fare un piano credibile, sono anni ch combattiamo la crisi ma non si può andare avanti così”.
Francesco Rapino