Lanciano. Scontare la pena, si, ma con dignità. Non sempre accade e sempre più si diffondono notizie relative alle condizioni di estremo disagio vissute all’interno delle carceri italiane. Lanciano, ad esempio, terzo istituto penitenziario dell’Abruzzo dopo quelli di Sulmona e Teramo, la cui capienza regolamentare è di 180 detenuti.
E, invece, la realtà vede tre detenuti costretti in una cella da 9 metri quadrati, con uno dei letti a castello, il più alto, a soli 57 centimetri dal soffitto e un bagno con lavandino e water di un metro quadro. Una condizione vissuta dai 300 detenuti della casa circondariale frentana.
“Le condizioni di vita all’interno del carcere sono molto disagiate” spiega il direttore Massimo Di Rienzo “anche perché a fronte di un sovraffollamento di detenuti, abbiamo una carenza di organico nel personale di polizia penitenziaria di circa 30 unità”.
Gli agenti in servizio nel carcere di Lanciano, infatti, sono attualmente 160, a fronte dei 188 previsti dalla pianta organica, mentre gli educatori sono 5, uno ogni 60 detenuti. Nel super carcere frentano, inoltre, vi sono 130 detenuti di alta sicurezza, condannati a pene definitive con sentenze passate in giudicato per reati gravi, come ad esempio associazione di stampo mafioso, estorsione, omicidio, rapina. Senza dimenticare che il carcere di Lanciano è uno dei tre in Italia ad avere una sezione riservata ai detenuti, 60 attualmente, che hanno rapporti di parentela con quei detenuti che hanno scelto di collaborare con la giustizia.
Ci sono poi altri 106 detenuti “comuni”, condannati per reati meno gravi. “Il rispetto della dignità umana del detenuto è il principio cardine del lavoro di tutti gli operatori all’interno di questo penitenziario, dagli agenti agli educatori” aggiunge Di Rienzo “facciamo il possibile affinché venga garantita la funzione rieducativa della pena, oltre a quella repressiva. Certo, con questi numeri è difficile lavorare, soprattutto per la specificità dei detenuti”, tra i quali ci sono alcuni esponenti di spicco della camorra e della ‘ndrangheta. I colloqui, sei ore al mese per ogni detenuto, “fino a quando le condizioni meteo lo permettono”, si tengono in una zona all’aperto dell’istituto dove, oltre ai tavolini e alle sedie, sono state sistemate delle altalene e degli scivoli per i bambini. Il 25 maggio scorso i detenuti del carcere di Lanciano hanno aderito, per due giorni, allo sciopero della fame promosso dal deputato radicale Marco Pannella per denunciare le condizioni di sovraffollamento delle carceri italiane e “per chiedere di scontare il debito con lo Stato in maniera dignitosa”.