Atessa, Piazza Garibaldi-Villa Comunale: la Soprintendenza risponde al Pd

Villa_comunaleAtessa. Va avanti ininterrottamente lo sventramento del centro storico di Atessa e lo sbancamento del Colle di San Cristoforo  per la realizzazione dei parcheggi sotterranei e dei nuovi edifici, con tanto di villa comunale imbracata da cima a fondo. Circa 15 milioni di euro per un progetto che ‘spacca’ le origini della piccola cittadina del chietino. Una mobilitazione generale, seppur a mobilitarsi sembrerebbero essere quasi esclusivamente i gruppi politici di opposizione, mentre tutt’intorno i cittadini vegetano in un tacito consenso.

I circa 5-6 mila metri quadrati della Villa comunale, ormai sbancati, a colpo d’occhio lasciano solo spazio ad uno scenario che sta modificando sensibilmente il profilo e le caratteristiche del paesaggio. La Villa comunale di Atessa, ubicata sul Colle di San Cristoforo, monumento naturale e storico-culturale della città, è ormai priva della  vegetazione che l’ha sempre contraddistinta, mentre il cantiere per la costruzione di un lotto di abitazioni non lascia transito a polemiche. Allo stesso tempo l’edificio dell’ex Cinema Italia, ubicato tra Piazza Garibaldi e la Villa, è ormai passato a miglior vita cedendo il passo ad una avanguardista “sala polivalente”. Sull’intera area si attende il completamento di un ‘eco-mostro’ di circa 25 mila metri cubi. E nonostante le polemiche, le risposte sembrano non arrivare, o forse sarebbe meglio dire che le autorità incaricate del controllo rispondo cercando però di aggirare l’ostacolo.ex_cinema Nessuna novità dunque, nella lettera di risposta della Soprintendenza per i Beni Archeologici d’Abruzzo al Partito Democratico di Atessa. La richiesta di sopralluogo e di legittimità era stata inoltrata dal Pd alla fine dell’estate e finalmente ora il competente organo viene a rispondere alla missiva. Il soprintendente Pessina scrive che “sarebbe sì necessario eseguire quanto in programma nei lavori sotto l’attento controllo di un archeologo, che operi a sua volta sotto la supervisione della soprintendenza stessa, data l’antichità della cittadina, ma allo stesso tempo le problematiche e le anomalie a cui il Pd fa riferimento esulano dalle competenze della Soprintendeza stessa”. Una lettera nella lettera dunque? L’archeologo serve o non serve? Sul cantiere sembrerebbero bastare operai, ingegneri e titolare dell’impresa, di archeologi non se ne intravedono.
Progetto_atessaLa ditta incaricata del maxi appalto, una piccola ditta di Isernia, con a capo il signor De Francesco, dal suo lato vanta permessi e nullaosta in regola, e si limita a rispondere così alle polemiche. “Noi realizzeremo un’opera che andrà a ridestare l’interesse del sito e della città – sottolinea De Francesco-  il parere positivo della Soprintendenza per il sottosuolo è stato espresso, e non vi è mai stata la necessità di dover chiedere altri pareri vincolanti. Non stiamo sventrando una città, il Comune fruirà di una Sala Polivalente funzionante del valore di 4,5 mln di euro. Nessun pericolo inoltre per il paesaggio, l’area è stata in toto riseminata ed entro una settimana l’erba crescerà di nuovo sul sito”. Non la pensa allo stesso modo però, l’ex senatore del Pd Angelo Staniscia, che porta avanti la sua lotta continuando ad evidenziare i dubbi e le incertezze sul manufatto che si intravedono chiaramente all’orizzonte.  “Il cinema era già una sala funzionante, -dice Staniscia – sarebbe bastato riaffidare l’incarico di gestione a qualcuno, evitando così l’abbattimento di un’opera di alto valore storico, fondamenta della città di Atessa. Il Comune poi, si ritroverà una sala per cui dovrà sborsare 2,5 milioni di euro, quando ha però ceduto un diritto di superficie in modo perpetuo, violando tutte le leggi vigenti”. Staniscia si chiede ancora stupito come sia possibile cedere un diritto demaniale in diritto di proprietà, poiché quell’area, un’area di esclusiva appartenenza comunale, è ormai proprietà dell’impresa appaltatrice. Tante le incertezze, poche le risposte, in attesa della fine dei lavori le polemiche continuano però a far riflettere.

Monica Coletti

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