Il decreto è stato notificato dai carabinieri di Pizzoferrato, guidati dal maresciallo Gabriele Umberto Giannico, al sindaco di Pizzoferrato, Palmerino Fagnilli. E il Comune, parte lesa nella vicenda perché il villaggio turistico è stato realizzato e viene gestito da privati fin dalla sua nascita, negli anni Settanta, dovrà provvedere a notificare l’atto della magistratura agli occupanti e ai proprietari dei 1.600 appartamenti di “Valle del Sole”.
Il provvedimento è del procuratore capo Francesco Menditto che sulla questione ha aperto un’inchiesta in cui è indagato Dario Carino, 66 anni, nato a Napoli e residente a Giugliano, in Campania, accusato di danneggiamento, inquinamento e violazione delle leggi ambientali.
L’inquisito è presidente del Consorzio “San Domenico in Silvis II” e – scrive la Procura – “effettuava scarichi di acque reflue provenienti dal complesso residenziale “Valle del Sole”, ubicato in località San Domenico di Pizzoferrato (composto da circa 1.600 unità abitative, circa 110 condomini, 11 villette bifamiliari, un albergo e una piscina) e gestito dal citato Consorzio, nel fosso naturale (privo di impianto di depurazione e di autorizzazione) denominato “Fosso Piane”, deteriorando acque del pubblico demanio con alterazioni tali da richiedere il ripristino qualitativo, avendo modificato l’equilibrio del corso delle acque stesse immettendovi scarichi non depurati, con modalità e durata tali da causare un danno anche grave alle acque e all’ecosistema”. I liquami del villaggio, in sostanza, come è stato accertato, finiscono nel Parco nazionale della Majella, nel fosso Piane e poi, tramite un torrente, confluiscono nel fiume Sangro. Irregolarità e violazioni che si protraggono da anni. Sversamenti a cielo aperto, in cui i periti della Procura hanno trovato “Escherichia Coli” oltre i limiti di legge ed anche escrementi. In agosto, “in virtù degli atti adottati dalla magistratura penale nei confronti del Consorzio”, il Comune, con ordinanza, per evitare il sequestro delle fogne, ha intimato, al Consorzio e ai consorziati, “la cessazione della condotta illecita e l’adeguamento alle norme”. Ma non è stato fatto nulla. Il Comune ha anche avviato il progetto per la realizzazione di un depuratore, ma l’iniziativa è tuttora osteggiata. “Nonostante l’inerzia dell’indagato e degli interessati (abitanti e proprietari) – scrive la Procura – il sindaco di Pizzoferrato (parte offesa) si attivava predisponendo una serie di attività che, a suo avviso, avrebbero consentito di eliminare le conseguenze del reato. Chiedeva, pertanto, nell’aprile 2015, il differimento dell’esecuzione del sequestro, concesso da questo Procuratore in considerazione della “serietà” del progetto predisposto che comportava un rilevante impegno dell’amministrazione”.
Per ciò, finora, il sequestro era stato evitato con la concessione, da parte della magistratura, di proroghe “rispetto alla tempistica del complesso piano di regolarizzazione”. Dato che però il “piano di regolarizzazione predisposto dal sindaco non appare realizzabile in tempi brevi” sono scattati i sequestri. “Non è di competenza della Procura – conclude Menditto – valutare quali sono le difficoltà insorte, va solo rilevato che non vi è ragione alcuna di disporre un ulteriore differimento dell’esecuzione del decreto di sequestro”. La polizia giudiziaria è stata incaricata di vigilare sulla faccenda.