Chieti. In Italia, una persona su quattro soffre di dolore cronico, un problema molto delicato che si manifesta con fitte continue, lancinanti e intrattabili al tronco e agli arti.
Un dolore che condiziona pesantemente la qualità di vita del paziente e si cura con la stimolazione del midollo spinale, che avviene attraverso l’impianto, vicino alla colonna vertebrale, di elettrodi stimolatori che mandano lievi impulsi elettrici allo spazio epidurale.
Il dolore “viaggia” attraverso il sistema nervoso, ma il suo segnale viene modificato, prima che giunga al cervello, dagli impulsi elettrici inviati dal neurostimolatore, trasformando la sensazione in un formicolio molto più sopportabile.
Gli elettrodi sono collegati ad un dispositivo, delle dimensioni di un orologio e posizionati sottocute nell’addome, che trasmette microscariche prefissate che affievoliscono gli impulsi dolorosi avvertiti dal paziente.
Tuttavia, il livello di stimolazione richiesto per la gestione del paziente dipende dalla distanza tra il midollo spinale e gli elettrodi impiantati e le distanze cambiano a seconda che il paziente sia in piedi, seduto o disteso. Un qualunque cambiamento di posizione, in assenza di un aggiustamento manuale della stimolazione tramite un telecomando esterno, può far sì che il paziente riceva una stimolazione sub-optimale,che non riduce la sensazione di dolore.
La novità della terapia è rappresentata da un nuovo neurostimolatore che adatta automaticamente la terapia a seconda della posizione del paziente.
Qualche mese il nuovo strumento è stato impiantato nel Centro di Terapia del dolore e Cure Palliative diretto dal dottor Amedeo Costantini, dell’Ospedale Clinicizzato – SS. Annunziata di Chieti.
“Questo dispositivo” spiega il dottor Costantini “è il primo che sente le posizioni e i movimenti del paziente, apprende le regolazioni impostate e adatta automaticamente la terapia alla posizione. Dal momento che siamo sempre in continuo movimento, un apparecchio che si adatta ad ogni movimento è di grande aiuto per il controllo del dolore, con prospettiva di qualità di vita il più possibile vicina a quella normale”.