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Chieti, le Agende Rosse alla XX Giornata della memoria e dell’impegno

Chieti. Il Movimento Agende Rosse parteciperà sabato 21 marzo 2015 a Bologna alla ventesima edizione della Giornata della memoria e dell’impegno promossa dalle associazioni Libera ed Avviso Pubblico.

La manifestazione si prefigge l’obiettivo di ricordare le oltre ottocento vittime innocenti delle mafie e delle stragi di Bologna (2 agosto 1980) ed Ustica (27 giugno 1980).

Obiettivo della partecipazione del Movimento Agende Rosse sarà anche quello di esprimere pubblicamente il proprio sostegno a tutti i magistrati e gli investigatori impegnati nelle indagini sui rapporti tra mafie e potere. In particolare, gli aderenti al Movimento esprimeranno la propria vicinanza al PM palermitano Nino Di Matteo destinatario di un progetto di morte in seguito ad un ordine emanato dal capo di Cosa Nostra Salvatore Riina.

Il Movimento Agende Rosse è costituito da cittadini che agiscono affinché sia fatta piena luce sulla strage di Via D’Amelio a Palermo del 19 luglio 1992 nella quale furono uccisi il Magistrato Paolo Borsellino e gli agenti di Polizia Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina e Vincenzo Li Muli.

Il Movimento nasce su impulso di Salvatore Borsellino il quale il 15 luglio 2007 scrive la lettera intitolata “19 luglio 1992: una strage di Stato” nella quale afferma che la ragione principale della morte del fratello Paolo è da ricercarsi nell’accordo di non belligeranza stabilito tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra in seguito ad una trattativa fondata sul tritolo delle stragi in Sicilia del 1992 ed in continente del 1993. Salvatore Borsellino chiede di avere delle risposte sulle omissioni delle più elementari misure di sicurezza in via D’Amelio il giorno della strage e di sforzare la memoria ad alcuni rappresentanti delle Istituzioni che incontrarono Paolo Borsellino nelle sue ultime settimane di vita e che pertanto conoscono elementi fondamentali per ricostruire lo scenario in cui maturò l’accelerazione della fase esecutiva dell’eccidio.

Nei mesi che precedettero la strage Paolo Borsellino riportò parte dei contenuti dei suoi colloqui investigativi su un’agenda rossa che aveva ricevuto in dono dall’Arma dei Carabinieri. Il Magistrato ripose l’agenda nella sua borsa di cuoio poco prima di recarsi dalla madre in via D’Amelio il 19 luglio 1992. Da quel momento dell’agenda si sono perse le tracce: nella borsa trovata intatta dopo l’esplosione sono stati rinvenuti alcuni oggetti personali ma non l’agenda. Chi se ne è appropriato può oggi utilizzarla come potente strumento di ricatto nei confronti di coloro che, citati nel diario, sono scesi a patti con l’organizzazione criminale.

L’agenda rossa è stata scelta come simbolo del Movimento per rappresentare la nostra richiesta di Giustizia affinché sia fatta piena luce sulle zone ancora buie che avvolgono la dinamica della strage di via D’Amelio e sui nomi dei mandanti e degli esecutori dell’eccidio dei quali, pur essendo stata accertata l’esistenza, non è stato ancora possibile individuare il volto.

Le iniziative organizzate dagli aderenti al Movimento hanno lo scopo di incoraggiare la parte migliore delle Istituzioni nella ricerca della piena verità su moventi e mandanti della strage di via D’Amelio e di sostenere tutti i rappresentanti dello Stato vittime di campagne di delegittimazione oltre che a rischio della stessa vita per aver scelto rendere viva la Costituzione nella propria professione. Nasce così l’esperienza delle “Scorte civiche” formate da cittadini decisi e difendere quei magistrati, membri delle forze dell’ordine e giornalisti che sono esposti in prima file nella lotta alla criminalità organizzata ed alle collusioni tra questa e pezzi delle Istituzioni.

Il cuore delle iniziative del Movimento si svolge a Palermo il 19 luglio dove, a partire dall’anno 2009, tutti gli aderenti si ritrovano assieme per ridare voce a Paolo, Emanuela, Walter, Vincenzo, Claudio ed Agostino, per chiedere Giustizia e per impedire che personaggi che occupano indegnamente le Istituzioni si presentino per assicurarsi che Paolo Borsellino sia veramente morto.

Paolo Borsellino è oggi più vivo che mai negli occhi dei suoi familiari, nella loro sete di Giustizia, nel lavoro di quei magistrati ed investigatori che stanno dando il meglio delle proprie capacità umane e professionali per fare piena luce sulle stragi del biennio ‘92-‘93 e nelle azioni di tanti cittadini che hanno scelto di agire in prima persona e di Resistere affinché questo difficile obiettivo sia raggiunto.