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Ricerca: Chiodi, presto un tavolo per il rilancio del Consorzio Mario Negri Sud

Santa Maria Imbaro. Il presidente della Regione Gianni Chiodi ha visitato questa mattina la sede del Consorzio Mario Negri Sud a Santa Maria Imbaro, accompagnato dal consigliere regionale e presidente della Commissione Bilancio Emilio Nasuti.

Una visita nel corso della quale Chiodi ha manifestato al direttore della struttura, Mario Tognoni, la disponibilità ad attivare, entro febbraio, un tavolo operativo con i direttori generali delle Asl, l’assessore alla Formazione, Paolo Gatti, il direttore dell’Agenzia Sanitaria regionale e con il commissario dell’Arta, al fine di individuare le possibilità di integrazione tra le attività di ricerca e di monitoraggio del Mario Negri Sud e quelle condotte dalle strutture della Regione e dagli enti collegati.

Il Consorzio, infatti, rappresenta uno dei poli di eccellenza del centro-sud nel campo della ricerca oncologica, di quella diabetologica, nell’approfondimento di alcune malattie genetiche e delle scienze ambientali, attraverso lo studio di nuove possibilità di collaborazione con le Asl e con diversi enti strumentali della Regione soprattutto in settori come ambiente e sanità.

“A parte la circostanza tutt’altro che trascurabile che la Regione Abruzzo è uno dei tre membri del Consorzio fin dalla sua costituzione” ha detto il presidente Chiodi “ritengo impensabile che un punto di riferimento così importante per la ricerca medico-scientifica come il Mario Negri Sud, che vanta, tra l’altro, collaborazioni e collegamenti in tutto il mondo, in questi anni sia stato quasi dimenticato dalla Regione Abruzzo“.

La sede di Santa Maria Imbaro attualmente conta su circa 130 dipendenti e oltre 200 persone tra addetti ai servizi, tecnici e ricercatori operano complessivamente nella struttura, che riceve esclusivamente finanziamenti per progetti di ricerca su base nazionale ed internazionale.

Tali risorse derivano in gran parte da fondazioni private come l’AIRC, Telethon, FIRC, Human Frontier Science Program, dalla Commissione Europea ma anche dalle industrie e da semplici cittadini.

Al momento, una trentina di dipendenti del Consorzio si trova in cassa integrazione a causa della mancanza di commesse in alcuni settori. La prospettiva di fornire in futuro studi e ricerche a beneficio della Regione potrebbe, dunque, lasciar intravedere un futuro più roseo.

Marina Serra