Pescara. Numerose querce maestose tagliate per lasciar spazio al cantiere per l’elettrodotto Villanova-Gissi: gli ambientalisti lanciano l’allarme per il taglio di decine di piante in zona a rischio frana.
Dopo le immagini dei cantieri trasformati in piscine dalla piena del fiume Pescara, ora i Comitati No-Terna denunciano fotograficamente il taglio di numerose querce maestose abbattute per far passare l’elettrodotto che la Terna, insieme a quello sottomarino proveniente dal Montenegro, costruirà per collegare Villanova a Gissi. Già le piogge delle scorse settimane avevano dimostrato la pericolosità dell’installazione dei tralicci che sosterranno i cavi in zona di esondazione; ora gli ambientalisti che si oppongono alla Terna mostrano “il taglio di querce con una base larga fino a 70 centimetri nel territorio di Filetto, in provincia di Chiesti, per far spazio al sostegno numero 59”.
Non è solo il disboscamento in sé a preoccupare le associazioni ecologiste, quanto il fatto che avvenga “in piena zona classificata ufficialmente a rischio frana elevato” e che “almeno 10 sostegni consecutivi di questo tratto dell’elettrodotto sono localizzati su un versante classificato nella categoria a rischio frana elevato dal Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione Abruzzo”. In altre parole, per il Comitato No-Terna si stanno togliendo alberi e radici utili a tenere stabili “frane attualmente in stato quiescente per le quali vi è un elevato rischio di riattivazione”. “Una scelta che ai comitati appare quantomeno azzardata”, si legge in una nota, “sia per la stabilità dei sostegni stessi sia per tutte le altre conseguenze indirette di tale localizzazione e dei lavori che ne discendono, come il taglio degli alberi necessario per non interferire con i cavi e i cantieri.
“Ben 55 sostegni su 151 di questo elettrodotto ricadono in aree classificate a rischio di esondazione o frana sulla base di mappe e studi ufficiali degli enti pubblici che comunque hanno ritenuto di autorizzare l’opera”, aggiungono gli ambientalisti, “Non crediamo sia una grande idea di cui andar fieri sottoporre ad ulteriori stress ambientali un’area così vulnerabile, in un paese che è letteralmente devastato da frane ed alluvioni ogni volta che cadono due gocce d’acqua”.