Nel mondo dei social network è sempre più frequente la pratica del sadfishing e quindi dell’esporre tutti i propri dolori
Selfie o citazioni tristi dominano il panorama dei social network, con Instagram e TikTok che più di tutte le altre applicazioni sembrano essere terreno fertile per questi sfoghi giovanili. Una tendenza che ha preso il nome di sadfishing, termine che ha origine dopo che la modella Kendall Jenner si era resa vulnerabile in un post pubblicato sul proprio profilo, diventato poi virale.
Si diffonde sempre di più tra i social il sadfishing (Pixabay) – Cityrumors.itSe, però, nel caso della Jenner si è scoperto in realtà esser tutto preparato e frutto di un incarico a pagamento, per molti ragazzi questa è una pratica vera e propria. A dare una spiegazione intorno al tema è la psicologa Leslie Hodge che spiega:
“Pubblica qualcosa online sui tuoi problemi emotivi nella speranza di attirare l’attenzione per un guadagno personale”. Una pratica che, in realtà, non sembrerebbe stupire più di tanto l’esperta.
Questa spiega come in realtà quando si sta male spesso si cerca l’attrazione altrui: “Se provi qualcosa di difficile o negativo, spesso lo dici ad amici o familiari. Quindi ha senso che a volte tu voglia condividerlo sui social media. Alcuni addirittura trovano questo racconto online più semplice che nella vita reale. Quindi non c’è niente di sbagliato nel pubblicare negatività online di tanto in tanto. Anzi, è normale”.
Vulnerabilità e comprensione
Un atteggiamento che qualche volta aumenta anche l’autenticità della propria presenza sui social, ma che non sempre corrisponde alla verità. Talvolta, si tratta anche di un tentativo di attirare l’attenzione di altre persone. Ancora la Hodge in tal senso rivela: “Uno studio del 2023 mostra che soprattutto gli adolescenti con sentimenti ansiosi o depressi cercano attenzione condividendo cose negative online. Più spesso si tratta anche di giovani che trovano meno sostegno sociale nella vita reale da parte della famiglia o degli amici”.
Inevitabilmente esprimendo il proprio dolore si diventa vulnerabili agli occhi degli altri e non sempre si è compresi. Motivo per cui la psicologa ci tiene a sottolineare che:
“In questo modo ti esponi a comportamenti di bullismo, messaggi di odio o persone con cattive intenzioni. Tenetelo presente se volete condividere un messaggio sensibile online” – poi aggiunge rivolgendosi ai destinatari – “Ecco perché è importante prendere sempre sul serio un post di questo tipo sui social media e rispondere sempre con comprensione. Se conosci personalmente la persona in questione, assicurati di lasciare un messaggio. Quindi puoi chiedere se puoi offrire supporto o fare qualcos’altro per quella persona”.
Un invito duplice, dunque, da una parte ad andare incontro alle persone che si espongono perché hanno bisogno di vicinanza, dall’altra a chi riceve il messaggio di offrirsi come spalla su cui piangere, comprendendo le difficoltà altrui.