Rispetto all’anno scorso abbiamo già raggiunto il doppio delle morti in montagna in Abruzzo: un allarme sempre più evidente
La montagna, luogo di fascino e avventura, può trasformarsi in teatro di tragedie. E le notizie di cronaca, purtroppo, non fanno altro che ricordarci con cadenza regolare quanto possa essere pericoloso non seguire adeguate precauzioni. In Abruzzo, il bilancio delle vittime in quota nel 2024 è drammatico: dodici morti, il doppio rispetto allo scorso anno.
L’ultimo capitolo di questa scia di lutti è stato scritto con il ritrovamento dei corpi di Cristian Gualdi e Luca Perazzini, alpinisti romagnoli di 48 e 42 anni, scomparsi il 22 dicembre dopo una caduta in un canalone sul Gran Sasso.
La cronaca racconta di altre due persone ancora disperse: Giorgio Lanciotti, 35enne escursionista di Roseto (Teramo), scomparso sul Gran Sasso a settembre, e Italo Basilisco, 70enne cercatore di funghi di Spoltore (Pescara), svanito sull’Altopiano del Voltigno.
A causare i decessi del 2024 sono stati otto incidenti e tre malori, a dimostrazione di quanto siano imprevedibili i rischi per escursionisti, alpinisti e cercatori di funghi.
Il triste elenco comincia il 14 gennaio con la morte di Luca Nunzi, 45 anni, travolto da una slavina sul Monte Sirente. Poi, il 25 maggio, il cuore di Emilio Martorelli, 61enne di Avezzano, cede sul Monte Velino. Luglio porta via Mauro Rosati, 47enne ciociaro, colpito da un malore sul Monte Amaro.
Ad agosto, un mese funesto, si registrano ben cinque vittime: Fabrizio Scocchia, 56 anni, precipitato sul Pizzo Cefalone; Enrico Albertini, 59 anni, morto dopo un volo di 30 metri sulla Maiella; Federico Cipriani, 87enne deceduto per un malore a Palena; Luca Persiani, 40 anni, pilota d’auto precipitato con la sua jeep sul Monte Genzana; e il giovane Erasmus tedesco Lewin Weituschat, 25 anni, scivolato in una forra sul Gran Sasso.
A settembre, Giuseppe Di Luca e Aldino Ruggieri, entrambi cercatori di funghi ultranovantenni, perdono la vita in due distinti incidenti a Rocca Santa Maria e Valle Castellana.
La montagna, spesso considerata un rifugio, richiede invece rispetto, preparazione e consapevolezza. In questo 2024, i numeri ci raccontano un’inevitabile realtà: le sfide dell’ambiente montano, uniti a imprudenze o a tragiche fatalità, possono essere fatali.
È un monito che deve far riflettere appassionati ed esperti, un richiamo a mettere la sicurezza al primo posto per evitare che tragedie di questo tipo continuino ad allungare questa lista terribile.