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Atessa, genitori esasperati denunciano figlio tossicodipendente

Atessa. Esasperati dalle continue richieste di denaro, spesso seguite da vere e proprie aggressioni verbali e fisiche, due genitori abitanti in un piccolo centro dell’atessano hanno deciso di rivolgersi ai Carabinieri per denunciare il loro figlio tossicodipendente e mettere fine ad un dramma familiare che andava avanti, ormai, da troppo tempo.

Una storia difficile e alquanto delicata quella vissuta da marito e moglie, lui 63enne e lei 52enne, e dalla loro figlia di 27 anni, sulla quale, ieri, hanno scritto la parola “fine” gli uomini dell’Arma. I militari hanno tratto in arresto il loro figlio di 32 anni, P. D., noto alle forze dell’ordine, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di maltrattamenti in famiglia, tentata estorsione e lesioni aggravate e continuate. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal Gip del Tribunale di Lanciano, Massimo Canosa, su richiesta del Procuratore Capo Francesco Menditto che ha coordinato le indagini svolte dai Carabinieri della locale Stazione.
A metà mese la coppia si era recata presso la caserma dell’Arma per denunciare i comportamenti violenti del loro figlio maggiore, vittima degli stupefacenti e dei videopoker, che non esitava ad aggredirli e picchiarli per farsi consegnare il denaro necessario per l’acquisto delle dosi e per giocare alle “macchinette”. Moglie e marito avevano raccontato ai militari che il 32enne, in più occasioni, aveva anche sottratto da casa oggetti di valore e preziosi per poi rivenderli e procurarsi i soldi per giocare ai videopoker. La Procura di Lanciano, sulla base delle risultanze investigative presentate dai militari dell’Arma, visti gli episodi e temendo che la situazione potesse peggiorare ulteriormente, ha subito richiesto un provvedimento restrittivo nei confronti del 32enne, accordato dal Gip che ha disposto la sua immediata traduzione presso la casa circondariale di Lanciano. La speranza dei familiari è che dopo una parentesi dietro le sbarre, P. D. possa essere inserito in un percorso rieducativo all’interno di una comunità.