Un settore vitale, quello del commercio su aree pubbliche, in grado di generare 30 miliardi di fatturato e dare lavoro a più di 250mila addetti divisi tra quasi 183mila imprese. Che adesso, però, rischiano di rimanere schiacciate tra crisi, abusivismo, lacciuoli e una pressione fiscale insostenibile.
“Nel corso dell’assemblea – spiega Gualà – è stato ribadito un concetto importante: il commercio su aree pubbliche è un patrimonio economico e culturale inestimabile. I nostri mercati sono emblema planetario del colore e del calore del nostro commercio. E’ un patrimonio che altri ci riconoscono ma che noi rischiamo di non sapere preservare. Fino a qualche anno fa i nostri mercati brillavano di vitalità commerciale nei principali centri delle città. La crisi economica e la crisi dei consumi, tuttavia, hanno travolto anche le nostre attività: abbiamo perso appeal. Nella relazione iniziale è stato rimarcato il fatto che, in questi anni, abbiamo subito e stiamo subendo le scelte e le decisioni delle amministrazioni comunali che vanno spesso in direzione opposta a quelle che sono le nostre esigenze. Il mercato è un oggetto commerciale che trova le proprie energie e vitalità nell’equilibrio dell’offerta nel Paese e nell’intelligenza imprenditoriale dei singoli: se vien meno l’equilibrio il mercato va in default. Inaccettabile è il fatto che la TARI costerà per gli imprenditori del commercio su area pubblica molto di più rispetto alle altre categorie. Inoltre, non si può più sottacere sottacere all’abusivismo”.
Per questo Gualà lancia un appello. “A questo punto bisogna comprendere che è giunto il momento di fare rete. Le nostre esperienze e intuizioni commerciali vanno messe a sintesi, per fare di più e meglio: la gestione delle aree pubbliche destinate al commercio deve essere affidata alle imprese. O si comincia a ragionare in termini di gestione consortile delle nostre attività o rischiamo veramente di autodistruggerci: un mercato non governato, infatti, è destinato a perdere peso e qualità, e a costare molto di più ai singoli imprenditori”.