“Per la prima volta – spiega Di Paolo – i professionisti dei diversi settori si sono confrontati con un approccio transdisciplinare sul tema delle patologie emergenti riportando ciascuno le proprie esperienze di campo maturate prevalentemente sul territorio, in Italia, in Europa e, soprattutto, in Africa e Medio-Oriente”.
Il corso è stato tenuto da professionisti del Dipartimento di Prevenzione della Asl, della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Chieti, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Abruzzo e Molise, del Centro studi malattie esotiche (Cesme). Si definisce malattia emergente e ri-emergente una patologia che non era nota precedentemente; oppure era nota, ma ha subìto un aumento di incidenza; o ha diffusione su una diversa e più ampia base geografica rispetto al passato; o coinvolge nuovi ospiti o vettori.
“Il 70% di tutte le malattie infettive emergenti – spiega il dottor Di Paolo – è il risultato del trasferimento di un agente patogeno dagli animali (spesso selvatici) all’uomo (zoonosi o zooantroponosi). Purtroppo, molte di esse sono arrivate all’attenzione dell’opinione pubblica attraverso comunicazioni che hanno causato spesso paura e angoscia nelle persone. Esempi recenti sono la variante della malattia di Creutzfeld-Jakob (Vcjd), meglio conosciuta come malattia della ‘mucca pazza’, la Sars, l’Influenza Aviaria che rappresenta tuttora un’importante malattia emergente, la più nota e angosciante Aidsda immunodeficienza umana (Hiv). Accanto a queste patologie ormai note alla popolazione e ai mass media – continua il direttore dell’unità operativa di Sanità Animale – assistiamo al costante ingresso sul territorio europeo di patologie nuove, dai nomi esotici quali West Nile Disease, Rift Valley Disease, Congo Crimean Haemorragic Fever, Dengue, Usutu, Chikungunya, tutte o quasi trasmesse da vettori. Oltre alle patologie riemergenti, prime tra tutte la tubercolosi e la malaria”.
In un’era di grandi cambiamenti climatici e della globalizzazione le malattie emergenti e ri-emergenti costituiscono un problema sia per i Paesi in via di sviluppo sia per le economie più avanzate, una minaccia globale reale a causa della stretta interdipendenza economica su scala mondiale e dei movimenti internazionali di merci, animali vivi e persone e, con questi, di vettori e patogeni. Come prevenire la diffusione di patologie emergenti? Quali i meccanismi di controllo? A parere di Di Paolo lo strumento più valido per monitorare l’introduzione delle malattie emergenti e ri-emergenti è la sorveglianza epidemiologica costante che consente, grazie alla sua flessibilità, di individuare e fronteggiare le emergenze sanitarie. Prioritariamente, quindi, controllo sanitario di frontiera e sul territorio da parte dei servizi veterinari e medici come vigilanza della potenziale diffusione di molte malattie di origine “straniera”. Contemporaneamente, conoscenza e comunicazione rimangono valide roccaforti per la lotta nei confronti delle malattie transfrontaliere.
“L’uso di sistemi di monitoraggio e controllo globalizzato e standardizzato nelle sue procedure (networks) – spiega Di Paolo – potrà essere significativamente efficace se utilizzato da specialisti esperti e aggiornati, in un continuo confronto”.