‘La grande avventura’ del National Geographic: un giro del mondo in 125 scatti

grandeaaventuraRoma. A Roma, Palazzo delle Esposizioni ospita una mostra che val la pena di vedere: “La Grande Avventura” dedicata ai 125 anni del National Geographic.

La National Geographic Society venne fondata il 13 gennaio del 1888 a Washington e dalla sua fondazione è sempre rimasta una delle più grandi istituzioni scientifiche ed educative no profit.

I soci fondatori furono 33 (fra esploratori e scienziati) e il loro scopo fu chiaro fin dall’inizio: creare una società per migliorare e diffondere le conoscenze geografiche.

Oggigiorno quando si dice National Geographic si pensa immediatamente a fotografie bellissime che ritraggono paesaggi ed animali e che risaltano le meraviglie della natura che ci circonda ed è però quanto meno bizzarro constatare che fra i primi soci fondatori non c’era nessun fotografo, perché i fotografi arrivarono dopo.

La loro presenza fu comunque talmente pregnante che molti oggi ritengono National Geographic una rivista di fotografia. In fondo non è sbagliato pensarlo perché in buona parte lo è, ma non è solo questo dal momento che il mensile pubblica articoli di studiosi, ricercatori e giornalisti toccando temi svariatissimi e di grande attualità regolarmente accompagnati da straordinarie fotografie.

Sfogliare la rivista, da sempre, ha significato viaggiare intorno al mondo, seguendone le scoperte scientifiche e geografiche e conoscendo anche tutta le gente che popola la terra.

Come scrisse Fosco Maraini (che fu scrittore, fotografo, viaggiatore nonché padre della nota scrittrice Dacia Maraini), “…poter gettare ponti che scavalchino millenni, continenti, civiltà, raggiungere esseri umani che lingue, scritture, leggi, costumi, fedi diverse parrebbero dividere inesorabilmente da noi, e scoprire invece che ci sono similissimi – quasi dei fratelli – ecco un insigne piacere”. E questo ha fatto il National Geographic: ha gettato ponti attraversando i quali ognuno di noi ha potuto fare il giro del mondo standosene seduto comodamente in poltrona.

In occasione dei suoi 125 anni, questo magazine unico nel suo genere, ha pensato di organizzare un’esposizione fotografico-storica che conduce i visitatori in un viaggio virtuale attraverso 125 scatti, quelli più rappresentativi, quelli che hanno fatto del National una “grande avventura” appunto; un’avventura che perdura ancora ai tempi nostri, perché nonostante si viva ormai in un mondo dove tutto è digitalizzato e dove le notizie giungono a casa nostra in tempo reale, la rivista continua a mantenere intatto il suo fascino patinato.

Percorrere la mostra è come sfogliare un libro di storia fatto di immagini che ci raccontano avvenimenti salienti avvenuti durante questi ultimi 125 anni. Alcune fotografie, per la perfezione tecnica di alcuni dei fotografi che collaborarono con la rivista, sembrano scattate oggi e invece risalgono agli inizi del secolo scorso.

Gli amanti della storia della fotografia potranno vedere, tra l’altro, una foto che è diventata un’icona: quella che ritrae la ragazza afgana con gli occhi verdi scattata da Steve McCurry.

Nel 1984 Bill Garrett, allora direttore della rivista National, scelse quella foto kodachrome da un mucchio di scatti che erano stati scartati, trasformandola nella foto di copertina più famosa della storia.

Il fotografo Mark Jenkins, bravissimo collaboratore della rivista, sosteneva che ovunque si vada si finisce col trovare qualche riflesso di noi stessi e questo è senza dubbio vero e visitando l’esposizione credo che ognuno possa trovare qualche riflesso di se stesso in una o più delle 125 immagini che hanno fatto parte della nostra esistenza e del nostro immaginario collettivo.

Con le sue foto il National Geographic ci insegna che “noi siamo gli esseri più intelligenti del Pianeta, però non i migliori. Dobbiamo avere maggior rispetto nei confronti degli altri esseri viventi, perché il destino di Madre Terra è in primo luogo nelle nostre mani. Non ci è permesso di ignorare, o fingere di ignorare, che non siamo i padroni. Ricordiamoci che il patrimonio che abbiamo a disposizione non è inesauribile”.

E’ un messaggio di grande impatto emozionale che scaturisce in tutta la sua forza attraverso gli scatti esposti.

Chi desidera compiere questo viaggio avrà tempo fino al 2 marzo 2014.

 

Monica Cillario

 


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