A trovare il corpo, intorno alle 5 di stamane, è stato un nipote che si era recato al lavoro sul luogo del delitto. L’auto della vittima, una Opel Corsa Bianca, era parcheggiata sul ciglio della strada.
Sul luogo del ritrovamento sono giunti il capitano della compagnia di Ortona, Gianfilippo Manconi, e un magistrato della Procura della Repubblica di Vasto, Giancarlo Ciani, insieme a i carabinieri della stazione di Casalbordino.
Secondo gli inquirenti il colpo esploso contro Gabriele Di Tullio gli ha trapassato la gamba recidendogli, molto probabilmente, l’arteria femorale. Le indagini, al momento, non escludono alcuna ipotesi, neanche quella che a sparare possa essere stato qualche cacciatore di frodo (la caccia è chiusa) scambiando l’uomo per un animale.
“Ci sono accertamenti da fare, non scartiamo nulla”, è stato il commento del colonnello Cavallari. Intanto il corpo della vittima e’ stato portato all’obitorio dell’ospedale di Vasto dove domani sarà eseguito l’esame autoptico.
Morte causata da un incidente di caccia al cinghiale. E’ stato un colpo di fucile sparato da un bracconiere, che si presume ritenesse di avere visto muoversi, nella notte, un cinghiale, a provocare la morte di Gabriele Di Tullio. Lo indicano i primi riscontri di carabinieri e medico legale che hanno trovato sul corpo i fori di entrata e uscita di un pallettone per cinghiali. Di Tullio sarebbe morto per dissanguamento. Il cacciatore potrebbe essere fuggito per paura. Dopo una cena in famiglia, Di Tullio ha salutato tutti intorno alle 23 e si è allontanato a bordo di un Opel Corsa bianca. Questa mattina il ritrovamento del cadavere da parte del nipote, che verso le 5 stava iniziando a lavorare con un trattore nel vigneto vicino. Intorno nessuna abitazione, solo una rimessa agricola apparentemente disabitata e la macchina parcheggiata sul ciglio della strada. Una volta colpito, Di Tullio avrebbe compiuto pochi passi prima di cadere faccia a terra sotto un ulivo. Nelle vicinanze del cadavere la decina di pannocchie, raccolte poco prima di morire tra le piante alte all’incirca un metro e ottanta. I soccorsi non sono stati allertati, dunque è probabile che il bracconiere sia fuggito in preda al panico, dopo essersi reso conto che quello tra le piante non era un cinghiale ma un uomo. La caccia al cinghiale e’ attualmente chiusa in provincia di Chieti ed è per questo motivo che i bracconieri preferiscono le ore notturne e le zone isolate per cacciare di frodo. Domani l’autopsia chiarirà la causa del decesso, anche se dalla ricognizione cadaverica del medico legale Pietro Falco appare evidente la morte per dissanguamento: il colpo, entrato e uscito dalla gamba, avrebbe reciso l’arteria femorale. Di Tullio, vedovo da alcuni anni, lascia due figlie di 12 e 20 anni.
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