L’Università di Chieti condannata a pagare indennità accessoria

Chieti. L’università D’Annunzio di Chieti Pescara dovrà pagare a 170 dipendenti tecnico amministrativi l’indennità mensile accessoria a far data dal primo agosto del 2014.

 Lo ha deciso il giudice del lavoro di Chieti Ilaria Prozzo al quale i lavoratori, assistiti dall’avvocato Leo Brocchi, avevano fatto ricorso contro la decisione dell’ateneo di sospenderne l’erogazione. Il pagamento dell’Ima venne sospeso nell’estate di tre anni fa e la D’Annunzio aveva giustificato la decisione alla luce della mancata certificazione da parte del collegio dei revisori dei conti del fondo destinato al trattamento accessorio, e dei rilievi mossi dal Ministero dell’economia.

 In applicazione della sentenza del giudice del lavoro l’ateneo dovrà pagare ai dipendenti l’Ima maturata nella misura prevista dal contratto integrativo del 2005 ovvero 300 euro al mese per i dipendenti di categoria D, 280 euro per i dipendenti di categoria C e 250 euro al mese per la categoria C, oltre a rivalutazione monetaria ed interessi legali. L’ateneo è stato inoltre condannato a pagare le spese di lite. Secondo il giudice l’ateneo non poteva unilateralmente privare i lavoratori di un trattamento retributivo, ovvero l’indennità mensile accessoria, spettante per lo svolgimento dell’attività lavorativa. Il ”taglio” dell’Ima aveva determinato un forte malcontento fra i lavoratori della D’Annunzio da momento che incide in maniera sostanziosa sulla busta paga.

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