Il provvedimento è in corso di notifica ai destinatari. L’interdizione era stata chiesta dal sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Giancarlo Ciani. Di Ilio e Del Vecchio erano finiti sotto inchiesta, dopo la denuncia presentata dal professore Luigi Capasso, ex componente del Consiglio di amministrazione dell’ateneo, per abuso d’ufficio per avere revocato senza preavviso, la nomina a componente del Cda di Capasso il quale, avrebbe potuto optare fra il Cda o la direzione del Museo dell’ateneo.
Entrambi, inoltre, sono accusati di aver falsificato la convenzione con il Provveditorato opere pubbliche Lazio, Abruzzo e Sardegna, approvato dal Cda, già inviato al Provveditorato, perché contenente anche l’affidamento al Provveditorato della progettazione, collaudo e direzione lavori delle opere edilizie universitarie, fra le quali l’intervento alla caserma Bucciante di Chieti destinata ad ospitare strutture universitarie.
Accusa di abuso per il solo Del Vecchio, che non si sarebbe astenuto dal partecipare, nel Cda, alla discussione sulla proposta di avvio di procedimento disciplinare nei suoi confronti.
Abuso contestato anche a Di Ilio che si sarebbe rifiutato di portare al Cda la questione inerente il procedimento disciplinare e l’approvazione del contratto sulla nomina del direttore generale di Del Vecchio.
Di Ilio, secondo l’accusa, avrebbe inoltre estromesso il Cda dalla pratica sul procedimento disciplinare, trattandolo in via esclusiva e concludendo per l’archiviazione. A Di Ilio è contestata anche la violenza privata per una lettera inviata a Capasso.
“L’interdizione per 6 mesi dagli incarichi di un Rettore e di un Direttore generale non ha precedenti in Abruzzo e mi viene il dubbio che ne abbia in Italia”.
Lo ha dichiarato in una nota l’Onorevole Fabrizio Di Stefano a seguito della bufera giudiziaria che si è abbattuta oggi sull’Ateneo D’Annunzio e che ha visto l’interdizione per 6 mesi dagli incarichi del Rettore dell’università D’Annunzio Carmine Di Ilio e del direttore generale Filippo Del Vecchio.
“Il danno d’immagine che tutto questo comporta per l’Ateneo è incalcolabile” ha continuato l’On. Di Stefano, “e chi di questo se ne è reso responsabile deve renderne conto; forse è arrivato il momento che tutto il corpo docente dell’Ateneo comprenda che le partite che si giocano sull’Università D’Annunzio non sono e non possono essere partite private ma la ricaduta coinvolge inevitabilmente tutto il territorio abruzzese e teatino in particolare.
Di fatto si chiude così il mandato del professor Carmine Di Ilio alla guida dell’Ateneo e, senza ombra di dubbio, peggior maniera di chiudere non ci poteva essere.
L’indecoroso spettacolo a cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi, con guerre all’ultimo sangue su tutti gli organi di stampa e non solo, come risultato ha prodotto non solo, appunto, questo epilogo indecoroso ma, soprattutto, la perdita da parte dell’Ateneo di 6.000 studenti con un conseguente danno economico diretto, le mancate rette, e indiretto su tutto il tessuto economico delle attività che si muovono intorno all’Ateneo.
Occorre allora che il corpo docente del nostro Ateneo, nella scelta del nuovo rettore, si assuma la precisa responsabilità di confrontarsi con il territorio, con la consapevolezza che l’Ateneo è un bene per il territorio e quindi è al territorio che si deve rispondere quando si fanno certe scelte e quando si amministra.” ha concluso l’On. Fabrizio Di Stefano.