Vasto. Puntano a una perizia psichiatrica, che possa confutare la premeditazione, i legali di Fabio Di Lello, il 34enne di Vasto in carcere dal primo febbraio scorso per aver ucciso, con tre colpi di pistola (uno al cranio e due all’addome) Italo D’Elisa, 21enne.
Il giovane, la sera del primo luglio scorso, passando in macchina col rosso al semaforo, aveva travolto e ucciso Roberta Smargiassi, moglie di Di Lello, che si trovava a bordo di uno scooter. Da quel giorno l’uomo – come hanno raccontato più volte i familiari, non e’ stato più lo stesso.
“Fabio – dice la madre Lina – si è lasciato andare piano piano. Soffrivamo molto nel vederlo ridotto così. Il nostro timore era che potesse suicidarsi, ma nessuno poteva ipotizzare una epilogo così tragico. Avrei dovuto fare di più per aiutarlo”.
Il 34enne, proprio per le sue precarie condizioni psicofisiche, era seguito da un medico. I difensori, gli avvocati Giovanni Cerella e Pierpalo Andreoni, stanno raccogliendo tutta la documentazione medica al fine di poter eseguire una perizia psichiatrica, accertamento necessario per capire fino a che punto Di Lello fosse stato inghiottito in un tunnel sfociato nella vendetta. Ai legali che si recano a trovarlo in carcere quotidianamente, l’uomo ribadisce che la sua vita e’ finita, che non ha più senso.
“Parla poco, piange molto”. Subito dopo l’assassinio Fabio si era recato per pregare sulla tomba della moglie, dove i carabinieri hanno rinvenuto l’arma del delitto, una pistola calibro 9 regolarmente detenuta. Il pm Gabriella De Luca, in sede di convalida dell’arresto, ha contestato a Di Lello l’omicidio volontario premeditato.
L’udienza preliminare sull’omicidio stradale era stata calendarizzata per il prossimo 21 febbraio. Oggi, intanto, a Pescara e’ in programma l’accertamento tecnico per l’esame su telefonini e pc della vittima e dell’omicida.