Neutrino contro fotone, chi il più veloce?

giovanni_bignamiIl 23 settembre 2011 potrebbe rappresentare per la scienza una di quelle occasioni destinate a mutare il corso della nostra storia. I risultati ottenuti dall’esperimento OPERA portano con sé i segni, i tasselli primordiali, di ciò che viene definito da più parti l’inizio di una “nuova fisica”. In concreto, si sta parlando già da diversi giorni ormai, della possibilità che addirittura la Teoria della Relatività di Einstein, possa essere solo un lontano e sbiadito ricordo.

I responsabili di tutto questo terremoto, nel già di per sé tumultuoso mondo della fisica, sono loro: i neutrini. Particelle elementari, sconosciute alla stragrande maggioranza delle persone fino a ieri, di massa vicinissima allo zero, senza carica elettrica, ma con una caratteristica che li rende apparentemente unici. Velocissimi. Addirittura più veloci della luce, come i calcoli e le misurazioni accuratissime, nell’ordine del miliardesimo di secondo, effettuati dai ricercatori del Cern di Ginevra in collaborazione con i colleghi dell’INFN del Gran Sasso hanno dimostrato. È dunque per questa ragione che abbiamo pensato di interpellare sull’argomento il Prof. Giovanni Bignami, che abbiamo avuto l’onore di ospitare già altre volte su queste colonne. Nominato il 13 agosto scorso alla guida dell’INAF, l’Istituto Nazionale di Astro Fisica, è uno dei massimi esponenti, nel nostro Paese, e non solo, nella ricerca e nella divulgazione scientifica.

Professore, ci spieghi in parole semplici, innanzitutto cosa sono i neutrini e perché di colpo sembrano essere diventati delle “star”.

“Spiegare in parole semplici cosa sono i neutrini, non è affatto facile. In ogni caso possiamo affermare che essi sono stati teorizzati già 80 anni fa. Trovare la loro piccolissima massa è stato difficilissimo per i fisici, ed è avvenuta quasi 50 anni dopo che erano stati osservati per la prima volta. Inoltre sono particelle stranissime, direi le più strane che esistono in natura e in volo, mentre viaggiano sono in grado di trasformarsi dall’una all’altra. Sono in sintesi le particelle che abbiamo capito meno fino ad oggi”.

L’opinione pubblica è rimasta molto incuriosita dall’immaginario di neutrini “sparati” dalla Svizzera al Gran Sasso via “tunnel”. Lo stesso Ministro Gelmini è caduta in una gaffe clamorosa su questo aspetto. In che cosa consiste realmente l’esperimento OPERA?

“L’esperimento, o meglio il rilevatore Opera, è situato nei laboratori del Gran Sasso e consiste in una apparecchiatura (alta 30 metri e del peso di 1800 tonnellate) in grado di ricevere i neutrini, che hanno la straordinaria proprietà di attraversare enormi spessori dineutrini materia senza interagire con essa. Il rilevatore Opera serve proprio a questo, a catturare, in modo astuto le particelle partite dal super acceleratore del Cern di Ginevra. Lì protoni di alta energia sono in grado di produrre neutrini. L’errore superficiale partito dal Ministero consiste in questo, cioè nel fatto che loro non hanno affatto bisogno di nessun tunnel. Attraversano infatti i 730 km di roccia che, a causa della curvatura terrestre vanno a 11 km circa di profondità e arrivano senza nessun problema fino al Gran Sasso, dove qualcuno di loro riesce ad interagire con il rilevatore Opera. Solo in quel momento sappiamo che essi sono davvero arrivati”.

La relatività “classica” ci insegna che la velocità della luce è un limite né superabile e neppure eguagliabile, per diverse importanti ragioni. Dove potrebbe nascondersi l’errore in questo esperimento secondo lei? Se è plausibile parlare di errore?

“La relatività “classica” è parte fondamentale della fisica che è già stata dimostrata vera innumerevoli volte. Un possibile errore potrebbe nascondersi nell’esperimento stesso, cosa che anche i ricercatori non escludono, ma non sono tuttavia riusciti a capire ancora dove potesse essere stato commesso. Inoltre in tutta onestà hanno dichiarato di aver effettuato innumerevoli controlli su questo aspetto, prima di annunciarne i risultati. Potrebbe esserci un errore nella temporizzazione dei due sistemi, parliamo di 60 nanosecondi di scarto rispetto alla velocità della luce in fondo. Oppure l’effetto è vero e bisogna, non dico cambiare e stravolgere le leggi della fisica, ma ampliarla sicuramente e capire come questi neutrini di alta energia, possano riuscire a “dilatare” il tempo”.

Il Professor Bignami tornerà per gli appassionati di scienza a partire dal 30 ottobre su National Geographic Channel, con il programma: “Cosa resta da scoprire”. Canale 403 di SKY. Inoltre l’11 ottobre uscirà il suo nuovo libro con il medesimo titolo. (Mondadori).

Marcello Perpetuini

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