Lo ha dichiarato Vincenzo Di Nanna, legale di Pellegrini e segretario di Amnistia, Giustizia e Libertà Abruzzi.
“Non solo Pellegrini è stato condannato perché rifiutava di finanziare la criminalità organizzata acquistando la cannabis che gli era stata prescritta come unica terapia efficace, ma la ASL di Chieti, che già aveva preteso si pagasse da solo l’importazione dei farmaci a base di cannabis, non ha saputo o voluto tutelare i diritti del malato neppure dopo la scarcerazione, benché diffidata. Fatto, questo, che non sarebbe avvenuto se solo la Regione Abruzzo avesse dato attuazione a una legge già esistente, che consente la somministrazione della cannabis terapeutica a titolo gratuito per i malati indigenti”, prosegue Di Nanna.
“Se sul fronte giustizia sommiamo la vicenda di Fabrizio, il commissariamento nonché l’esposto per danno erariale da noi presentato per il mancato superamento degli OPG e l’assurda farsa che continua a protrarsi sulla elezione del Garante dei detenuti con i ‘giochi’ ormai grotteschi intorno alla nomina di Rita Bernardini, otteniamo un Consiglio regionale completamente incapace di far fronte alle esigenze più basilari. Se è vero infatti che il caso Pellegrini era dovuto a suo tempo a una inadeguatezza del quadro legislativo, è vero anche che nel frattempo, grazie alla ‘legge Acerbo’, quel vuoto era stato colmato: perciò se oggi è costretto a lasciare la nostra regione lo dobbiamo solo alla Giunta”, conclude l’avvocato.
Grande soddisfazione per l’ex consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo: “non posso che gioire per la notizia che Fabrizio Pellegrini potrà finalmente ricevere adeguate cure trasferendosi in una regione come l’Emilia Romagna che garantisce erogazione di cannabis terapeutica. Mi complimento con la magistrata di sorveglianza Francesca Del Villano per aver accolto l’istanza presentata dal legale di Fabrizio, l’amico e compagno radicale avvocato Vincenzo Di Nanna”.
Acerbo però non risparmia qualche stoccata alla Regione Abruzzo: “Rimane l’amarezza e la rabbia per l’insensibilità, il colpevole disinteresse e l’incapacità amministrativa della giunta regionale, dal commissario alla sanità e presidente Luciano D’Alfonso all’assessore Silvio Paolucci. L’odissea di Fabrizio poteva essere evitata se la giunta D’Alfonso avesse dato attuazione alla mia legge che ricordo è in vigore dal 4 gennaio 2014. E’ paradossale che per curarsi Fabrizio debba essere trasferito in una Regione che ha approvato la legge sulla cannabis terapeutica 7 mesi dopo l’Abruzzo nel luglio 2014 riprendendo molti punti del mio testo che è considerato il più avanzato in Italia. Dà la misura dell’inefficienza di una giunta regionale, quella abruzzese, e di un Presidente che si occupa solo di appalti. In Emilia Romagna si son preoccupati di attuare la legge, in Abruzzo una giunta che l’ha trovata già pronta dalla precedente legislatura nulla ha fatto. Purtroppo in troppe regioni come l’Abruzzo l’accesso ai farmaci e preparati a base di cannabinoidi è ancora precluso a migliaia di pazienti grazie alla colpevole negligenza anche della ministra Lorenzin, del governo e del parlamento che dovrebbero garantire il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione su tutto il territorio nazionale”, conclude l’ex consigliere regionale.