Capodogli, petrolio e politica in Abruzzo: la mattanza della verità

Nel Dna italiano è presente un cromosoma di cui non riusciamo proprio a liberarci: non possiamo fare a meno di sentirci inferiori alle altre nazioni europee, in particolare quelle del Nord.

Chi non ha almeno una volta desiderato di essere cittadino delle moderne e civilissime Norvegia, Svezia o Danimarca?

A differenza del nostro Paese, infatti, tutti pagano le tasse, lo Stato è moderno ed efficiente, nessuno sporca, non esiste inquinamento, la natura viene rispettata e vissero tutti felici e contenti; tutto vero, oppure solo in parte?

Nella civilissima Danimarca, ad esempio, c’è un’usanza che si ripete ogni anno e che ci ricorda come non sia green tutto quello che è ambientalista: https://www.youtube.com/watch?v=D2jZzZ5LBFk

Come rito di passaggio per molti giovani danesi c’è l’abitudine di massacrare dei delfini globicefali (specie particolarmente pacifica e amichevole che si trova anche nell’Adriatico) fino a tingere le acque del mare di rosso sangue. Il terribile rito si consuma ogni anno nelle isole Fær Øer, appartenenti alla Danimarca.

I numeri ufficiali parlano di circa 1.000 delfini uccisi all’anno, mentre le stime ufficiose parlano di almeno 1500-3000 capi massacrati con uncini e coltelli, a mani nude.

Un vero sterminio di queste povere creature, che avviene ogni anno nel cuore dell’Europa sotto gli occhi quasi semi-indifferenti di cittadini e ambientalisti.

Eppure, in alcuni casi, la morte di alcuni esemplari di delfini può trasfmormarsi in un caso politico, proprio com’è avvenuto qui in Abruzzo: lo spiaggiamento di alcuni mammiferi sulle coste di Vasto aveva fatto inizialmente mobilitare molti movimenti ambientalisti che, uniti dall’odio verso il mondo industriale, avevano subito identificato il killer nel settore petrolifero, salvo poi scoprire che la vicenda non era per nulla imputabile alla mano dell’uomo.

Nonostante la grossolana svista, però, Legambiente & Co non si sono perse d’animo e continuano ancora oggi a denunciare come alcuni comparti industriali – tra cui quello degli idrocarburi che tanto interessa l’Abruzzo – rappresentino una terribile minaccia per gli abitanti dell’Adriatico, di cui fanno parte anche i delfini globicefali che, nello stesso continente, vengono barbaramente massacrati per macabra goliardia.

Una conferma di come, nel nostro Paese, si strumentalizzi tutto, anche la morte naturale di animali indifesi: nella circostanza dello spiaggiamento di Vasto, infatti, il mondo politico e quello ambientalista puntarono il dito contro le navi che esplorano il fondale con la tecnica dell’air-gun, salvo poi scoprire che gli animali erano morti per malattia.

Socialmente sarebbe più utile che la “caccia all’assassino” promossa dai paladini dell’ambiente termini con la cattura dei reali nemici della natura, e non con l’inutile demonizzazione di aziende e imprenditori.

Anche la classe politica locale (grillini), anziché attivare interrogazioni parlamentari per la morte naturale dei delfini vastesi, perché non esercita pressione affinché si isoli la colpevole Danimarca di qualcosa che ai nostri occhi appare del tutto rivoltante?

Niente di tutto ciò. “C’è del marcio in Danimarca”, diceva il principe Amleto. Forse possiamo dire che c’è del marcio anche nella coscienza della nostra classe dirigente, per i quali valgono sempre due pesi e due misure.

Diego Vitali blogger goccediverità

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