Riapertura delle scuole, le Province preoccupate: tempi stretti per adeguare gli edifici

Preoccupazione per la riapertura delle scuole a settembre: ad esprimerla sono i presidenti delle quattro Province abruzzesi, secondo i quali i tempi per adeguare gli edifici sono troppo stretti e gli interventi non sono agevoli.

 

Dubbi vengono sollevati per quanto riguarda le Linee guida nazionali, con i dirigenti scolastici che hanno rivolto molte richieste agli enti provinciali, sottolineando che le risorse insufficienti rischiano di compromettere l’attuazione dei protocolli.

Il punto della situazione è stato fatto nel corso di una conferenza stampa a Pescara, cui hanno partecipato il presidente dell’Upa Abruzzo e della Provincia dell’Aquila, Angelo Caruso, e quelli delle Province di Pescara, Chieti e Teramo, Antonio Zaffiri, Mario Pupillo e Diego Di Bonaventura.

Abbiamo la ragionevole convinzione – dice Caruso – che il modello di distanziamento sociale che si vuole applicare all’interno delle aule non sia un’azione possibile, soprattutto quando ci si dice che è possibile reperire altri spazi. Io ho già rappresentato direttamente alla ministra Azzolina le difficoltà e i rischi ulteriori nei quali ci potremo imbattere laddove andassimo a interessare spazi nuovi, per cui occorrerà, ad esempio, verifica di vulnerabilità e tutto ciò che riguarda la sicurezza. E’ impossibile praticare questo tipo di protocollo: credo sia un fenomeno riscontrato su tutto il territorio nazionale. In alcuni casi magari ci si riuscirà, ma si determinerebbe una discriminazione tra i più fortunati e i meno fortunati”.

“Non riusciamo a trovare gli spazi necessari e le soluzioni necessarie perché il mondo della scuola non è soltanto lo spazio dentro l’aula, ma è a 360 gradi – dice Zaffiri – Ad oggi la situazione è ancora abbastanza critica, però si sta lavorando in sinergia con i dirigenti scolastici”.

“Ogni Provincia ha ricevuto 750mila euro per gli interventi ‘leggeri’. Questo significa che in provincia di Chieti ogni scuola avrà 15-20 mila euro, che non sono assolutamente sufficienti per gli interventi che i presidi ci chiedono giustamente”, sottolinea Pupillo.

“È tutto un problema – osserva Di Bonaventura – Il problema sono i tempi: stiamo ancora raccogliendo le istanze delle scuole, dobbiamo fare dei progetti per capire come fare nuove classi, bisogna trovare le ditte e fare gli affidamenti. C’è agosto di mezzo e il 14 settembre dobbiamo riaprire. Se dovessimo pensare a questo, dovremmo andare a Roma solo a protestare. Abbiamo 60 giorni e solo un folle può sognare di far tornare a scuola i ragazzi. Le linee guida cambiano ogni giorno. Non hanno la percezione reale di quelli che sono i nostri territori”, conclude.

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