L’Aquila. “Con il via libera da parte del governo M5s-Lega alla Trans Adriatic Pipeline, meglio conosciuta come TAP, l’Abruzzo si prepara ad affrontare tempi assai duri e un destino fosco. Destino fosco la cui causa è presto detta: il gasdotto trans-adriatico implicherà nel nostro Paese la realizzazione di ben cinque metanodotti uno dei quali è il Sulmona-Foligno. Opera imponente che verrà concretizzata in un territorio assai fragile come risulta essere quello sulmonese e dell’intera Valle Peligna. Territorio sì fragile ma soprattutto ad altissimo rischio sismico. Le oltre mille persone che esattamente 312 anni fa persero la vita in maniera atroce a causa di un terremoto del decimo grado della Scala Mercalli che sconquassò prevalentemente la città di Sulmona non hanno insegnato nulla”.
Queste le parole con le quali il consigliere regionale Leandro Bracco commenta la notizia secondo la quale l’esecutivo nazionale presieduto da Giuseppe Conte ha dato il proprio assenso alla realizzazione del gasdotto TAP, infrastruttura dalle dimensioni rilevantissime che soprattutto in Puglia ha provocato negli ultimi mesi massicce manifestazioni di protesta.
“Il Governo pentastellato-leghista ha deciso che la TAP si farà – esordisce l’esponente di Sinistra Italiana – Il gasdotto che attraverserà Turchia, Grecia e Albania per giungere in Italia, trasporterà gas naturale proveniente dalla regione del Mar Caspio. In Italia, oltre all’approdo sulle spiagge di San Foca di Melendugno, nel Leccese, è prevista la realizzazione del gasdotto Rete Adriatica composto da cinque metanodotti: Massafra-Biccari (194 chilometri), Biccari-Campochiaro (70 chilometri), Sulmona-Foligno (167 chilometri), Foligno-Sestino (114 chilometri) e Sestino-Minerbio (142 chilometri). Un serpente lungo quasi 700 chilometri, con tubazioni del diametro di 120 centimetri, situato a cinque metri di profondità, che dalla provincia di Taranto risalirà lungo l’Appennino per arrivare alle porte di Bologna”.
“Si tratta – spiega Bracco – di un insieme di infrastrutture finanziate dall’Unione europea e destinate formalmente ad assicurare la diversificazione degli approvvigionamenti energetici. Peccato però che i consumi di gas del nostro Paese non abbiano mai superato annualmente gli 85-86 milioni di metri cubi. Le opere già presenti hanno anzi una capacità produttiva di parecchio superiore alle esigenze del nostro fabbisogno. Inoltre si tratta di un sistema già diversificato con gas che proviene da Africa ed Europa settentrionale. Tutto questo consente di comprendere come la realizzazione di ulteriori infrastrutture come la TAP e Rete Adriatica serviranno soltanto a trasformare la penisola italiana in un immenso hub europeo del gas”.
“Si tratta – prosegue il Consigliere Segretario – di un’operazione puramente commerciale con la quale verranno garantiti enormi guadagni a pochi soggetti. Molti i territori interessati da questo scempio che nulla ha a che vedere con gli interessi pubblici. Una vera condanna a morte anche per la nostra regione. L’Abruzzo infatti si vedrà solcato dal metanodotto Sulmona-Foligno. Nella città che diede i natali al poeta romano Ovidio verrà realizzata la famigerata centrale di compressione. Pensare di dar vita a queste opere non può che rappresentare una vera e propria sfida alla natura. Si tratta infatti di aree ad altissimo rischio sismico. Inoltre lo stesso gasdotto attraverserà ben cinque crateri sismici”.
“Questa decisione – rileva Bracco – potrebbe dare nuova linfa affinché ulteriori opere vengano concretizzate. Ancora in procedura di Valutazione di Impatto Ambientale risulta essere il progetto, bocciato dal Consiglio di Stato, di estrazione di gas sotto il lago di Bomba. Una spada di Damocle pende dunque sulla testa dell’intera Valle del Sangro. Non si può inoltre tralasciare la circostanza secondo la quale l’Abruzzo ospita nella frazione di Montalfano di Cupello, sempre nel Chietino, uno degli stoccaggi di gas più grandi d’Europa ossia quello della Stogit”.
“E’ evidente – sottolinea Bracco – che la decisione del Governo Conte-Di Maio-Salvini avrà pesantissime conseguenze anche sulla nostra terra. Non essere riusciti a fermare la TAP significa aver aperto la via alla realizzazione di tutte le altre opere connesse. Questo è inaccettabile in quanto il progetto, ovvero la strategia di trasformazione dell’Italia in hub del gas, andava fermato dando la priorità e precedenza agli interessi dei cittadini”. “Pier Paolo Pasolini, oltre quarant’anni fa, affermava che l’Italia è un paese senza memoria. Lo scrittore bolognese aveva ragione da vendere e se gli oltre mille innocenti peligni la cui vita venne barbaramente troncata 312 anni fa potessero tornare in vita – conclude Leandro Bracco – senza ombra di dubbio griderebbero per la rabbia e l’indignazione”.