Arriva secca la replica del gruppo regionale del M5S, per voce del Capogruppo Sara Marcozzi, alla notizia del ricorso elettorale incardinato avanti al TAR dai primi non eletti della coalizione di centrosinistra guidata da Giovanni Legnini.
“Non è bastato al centro sinistra modificare, nella passata legislatura, la legge elettorale regionale con un provvedimento pensato ad hoc per consentire la candidatura dell’allora vice presidente del CSM Giovanni Legnini, e non costringerlo ad imbarazzanti e poco istituzionali dimissioni. Oggi si vorrebbero applicare modifiche ex post alla legge per mezzo di quello che, a leggere le motivazioni sulla stampa, non è tanto un ricorso quanto piuttosto un emendamento!
La legge elettorale è chiara e non interpretabile. Dal punto di vista tecnico, l’espressione “gruppo di liste” viene definita dalla stessa legge in maniera chiara: per “gruppo di liste” si intende l’insieme di liste circoscrizionali identificate dal medesimo contrassegno” e cioè dal medesimo simbolo.
(Art. 2, comma 3 della legge regionale 2 aprile 2013, n. 9: “le liste regionali identificate dal medesimo contrassegno formano un gruppo di liste”.)
Le motivazioni per la presunta incostituzionalità sono altrettanto infondate, è come dire che domani qualcuno potrebbe depositare un ricorso contestando la costituzionalità del permettere ai partiti di partecipare alla competizione elettorale in coalizione. Si tratta solo di una scelta del legislatore, non si viola alcuna norma costituzionale. Il centrosinistra pur conoscendo la legge elettorale vigente e il sistema di ripartizione ha comunque scelto di correre alle elezioni con una coalizione creata ad hoc per rastrellare voti. Pretendere di modificare la legge elettorale dopo il voto ci sembra davvero un’aberrazione”.
Continua Marcozzi “La volontà popolare viene invocata dal centrosinistra a sproposito e, all’abbisogna, si dichiara di essere una cosa sola o un gruppo di liste. Quando c’è da ricoprire i ruoli di capogruppo, ad esempio, dichiarano di avere in sé diverse anime, garantendosi così 3 capigruppo (da 1.800 euro in più a testa al mese) per 6 consiglieri. Quando c’è da scippare altri due seggi in Consiglio Regionale, allora dichiarano di essere una cosa sola. Troppo comodo, la legge non può essere interpretata a proprio uso e consumo. Il M5S è la prima forza politica di opposizione con il 20,5% dei consensi degli abruzzesi, il doppio rispetto al partito più votato della coalizione di centrosinistra. Se ne facciano una ragione”.