Pescara. Un test del DNA agli ultranovantenni autoctoni abruzzesi per capire le origini e le ragioni della loro tempra dalle connotazioni solide e robuste
Abruzzo, terra forte, gentile e longeva. In questa regione, dove regna la biodiversità e dove esistono ancora molte zone incontaminate, cresce sempre più il numero di coloro che hanno raggiunto o addirittura superato il secolo di vita. Da una ricerca avviata dal regista e fotografo Alessio Consorte, sembrerebbe che alla base di questa longevità vi sia una spiegazione scientifica collegata alla biologia e alla mutazione genetica.
L’autore del docufilm “Decumano Maximo” è convinto che gli abruzzesi abbiano assunto l’ereditarietà dei geni di antiche popolazioni che si sono avvicendate nel loro territorio nel corso dei secoli e cerca sponsor per l’innovativo “Progetto Dna Abruzzo Nativi”. Tutto nasce da uno studio che il regista ha avviato a Scanno dove si ipotizza l’origine euroasiatica degli abitanti del lago, lontani discendenti del popolo dell’Anatolia.
“La mia idea – spiega Consorte – è quella di documentare il passaggio dei vari popoli in determinate zone del nostro territorio al fine di capirne meglio origini e storia. Ad esempio, ho fatto fare il test del dna a mia nonna, nativa di Spoltore. Dal suo campione di saliva analizzato in laboratorio sono emersi quattro elementi ricollegabili ai ceppi greci, spagnoli normanni e turchi”.
Oggi con le nuove tecniche di studio sulle origini genetiche si possono ricostruire le migrazioni dei popoli con estrema esattezza. Aggiunge Consorte: “Mi piacerebbe coinvolgere anche le Università del territorio che desiderano condividere questa idea, finora mai realizzata in Abruzzo. Passaggio essenziale è cercare qualche raffronto sulle ossa racchiuse nelle tombe italiche per valutare se sia rimasta ancora una remota possibilità di scoprire componenti cromosomatici riconducibili ai popoli antichi, creando così un archivio genetico di straordinaria importanza”.