Una beffa per le tante imprese balneari abruzzesi, che vedono assottigliarsi i tempi, già ristretti, del rinnovo delle concessioni demaniali. Dispensa solo bocconi amari, a detta della associazioni di categoria, il decreto “Milleproroghe”, varato dal Governo, che tra le altre cose prevede un taglio sui tempi di rinnovo delle concessioni demaniali per gli operatori abruzzesi, con scadenza fissata al dicembre 2012.
Il provvedimento, già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ha fatto drizzare le antenne ai balneatori aderenti alla Fab-Cna, che hanno già chiesto un incontro a Mauro Di Dalmazio, assessore regionale al turismo, per elaborare al più presto una legge di riordino del settore. “ Contrariamente a quanto fissato nei tavoli nazionali di concertazione”, spiega Cristiano Tomei, segretario regionale della Fab, “ il termine di proroga delle concessioni fino al 2015, nel decreto è stato spostato al 2012”.In poche parole, la scadenza in essere delle concessioni in uso ai balneatori abruzzesi è stata fissata tre anni in anticipo rispetto agli accordi raggiunti nelle scorse settimane. Il provvedimento, se confermato, rischia di aprire uno scenario nebuloso per la categoria, che tra meno di tre anni potrebbe rimettere in discussione attività ed investimenti, visto che come chiede l’Unione Europea, le concessioni poi potrebbero essere rinnovate dopo un bando. “ E’ una decisione molto grave” prosegue Tomei, “ della quale siamo in attesa di conoscere ragioni e motivazioni. In ogni caso, non è più rinviabile un confronto con la Regione per la stesura e l’approvazione di un testo di riforma, che tenga conto, nella determinazione degli anni di concessione, degli investimenti realizzati dai gestori degli stabilimenti sulle strutture, della dimensione, dell’età di costruzione. In Abruzzo, giova ricordare, le imprese che gestiscono in concessione gli stabilimenti sono piccole, e prevalentemente di natura familiare. Il mancato riconoscimento di questa caratteristica, in sede di rinnovo delle concessioni, di produrre una mutazione grave nell’assetto delle imprese, a solo vantaggio dei grandi gruppi”.