Roma. Via dalla Costituzione la dodicesima disposizione transitoria e finale che vieta la riorganizzazione del partito fascista. A chiederlo è un disegno di legge costituzionale presentato in Senato da Cristiano De Eccher del Pdl. Cofirmatari sono i tre senatori del Pdl l’abruzzese Fabrizio di Stefano, Francesco Bevilacqua e Achille Totaro, e il collega di Futuro e libertà Egidio Digilio. Il testo, dal titolo ‘Abrogazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione’, è stato depositato a Palazzo Madama il 29 marzo e annunciato in Aula il giorno seguente, ma non è ancora stato assegnato a una commissione per l’inizio dell’esame.
Dura la reazione del presidente Renato Schifani. Il presidente è rimasto sorpreso ed esterrefatto, a quanto si è appreso. E pur nel rispetto delle loro prerogative costituzionali, avrebbe auspicato che i firmatari della proposta possano rivedere la loro iniziativa.
Ha invece difeso il ddl uno dei cofirmatari, Francesco Bevilacqua. “Sono passati 65 anni e che transitoria è?”, contattato telefonicamente dall’Agi, “da transitoria sta diventando definitiva”. Da qui, secondo i senatori, l’esigenza di cancellare la norma. Il comma di cui si chiede l’abrogazione è il primo. “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, si legge. I padri costituenti aggiunsero poi un secondo comma, nel quale si stabilirono per un massimo di cinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione “limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilita’ per i capi responsabili del regime fascista”.
Sulla base del primo comma, nel 1952 fu approvata la ‘legge Scelba’ che sancì il reato di apologia del fascismo.
L’opposizione ha fatto muro ma il ministro Gianfranco Rotondi ha assicurato: “Non c’è nessuna volontà né del governo né del Pdl di promuovere l’abolizione del reato di apologia del fascismo, il Pd eviti polemiche strumentali che diano anche solo la sensazione che le forze politiche si dividano anche sull’antifascismo, che è valore fondante della nostra democrazia”.
La legge aveva fatto discutere, nei giorni scorsi, in Abruzzo. Contro il senatore teatino, ex An e vicecoordinatore del Pdl Abruzzo, Fabrizio Di Stefano si erano scagliati Anpi, Rifondazione e anche Marco Forconi di Forza Nuova che l’aveva definita una “mossa elettorale”.