Scontri a Roma: coinvolti anche tre abruzzesi

guerriglia_romaRoma. Una protesta pacifica che all’improvviso si è trasformata in una vera e propria bolgia, con cariche della polizia e scontri con i manifestanti. Risultato: quaranta feriti tra i dimostranti, quasi sessanta tra le forze dell’ordine. Oltre 40 i fermati. Tra questi ci sono anche tre abruzzesi, una 24enne di Loreto Aprutino, un ragazzo di Atri, l’altro di San Giovanni Teatino. Roma ieri si è trasformata nella “capitale della violenza”.

Le proteste erano previste, sin dalla vigilia erano attesi manifestanti provenienti da tutta Italia, studenti, comitati cittadini aquilani, lavoratori che, con la loro presenza, volevano semplicemente esprimere la loro “sfiducia” al Governo Berlusconi. Ma mai si sarebbe pensato ad un epilogo così grave. E’ stato come fare un passo indietro, ai disordini indimenticabili vissuti a Genova nel luglio del 2001 in occasione del G8. C’è chi parla di “infiltrati” dei Black Bloc, ma una cosa comunque è certa: di pacifico non avevano nulla. Caschi, manganelli, vetrine sfasciate, panchine divelte, tavoli e sedie che volavano, auto distrutte, lacrimogeni, bombe carta: un’atmosfera surreale. Oggi si fa la conta dei danni, dei feriti. Ci si sofferma su quanto è successo e su quanto di più grave sarebbe potuto succedere. “Tu da qua non te ne vai, tu vieni via con me, mi diceva, e intanto continuava a manganellarmi sulla testa”. Racconta così all’Ansa la giovane Silvia, una dei feriti e fermata dalla Polizia. Silvia è di Loreto Aprutino e al momento dell’intervista si trova nel pronto soccorso del Fatebenefratelli di Roma. E’ ferita alla testa, come tanti altri ragazzi presenti insieme a lei. “Sono arrivata a Roma con i pullman messi a disposizione da Rifondazione comunista” racconta “e all’improvviso, verso le 15, senza che ce ne fosse un motivo a piazza del Popolo siamo stati caricati dalla polizia. Non abbiamo neanche avuto il tempo di scappare, anche perché non avevamo fatto assolutamente niente, quando siamo stati aggrediti. Ora mi hanno detto che mi porteranno anche in questura in stato di fermo. Non capisco perché si siano accaniti su di noi. Non eravamo tra i violenti e non avevamo fatto assolutamente nulla”. La desolazione si è fermata a Roma ieri. La violenza ancora una volta si è resa protagonista. Il Comune di Roma ha deciso di costituirsi parte civile. Ma chi ripagherà le manganellate gratuite e i colpi subiti nel pieno svolgimento del proprio lavoro? Inutile oggi schierarsi pro-manifestanti o pro-forze dell’ordine. Non è questo il punto. Dopo i fatti di Genova nessuno avrebbe più voluto trovarsi di fronte uno spettacolo così triste e desolante. E invece è successo. Ancora una volta.

Marina Serra

Foto flickr.com

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