Roma. La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle: il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. A proporlo sono nove Consigli regionali. Questo stesso quesito era già stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione.
A tal riguardo, l’onorevole Fabrizio Di Stefano ha diffuso una nota.
“Apprendiamo con gioia che il quesito referendario contro le trivelle e le ricerche degli idrocarburi in mare è stato ammesso dalla Consulta, vano pertanto è stato lo sforzo di ruffianeria del Presidente della Regione, Luciano D’Alfonso e della sua Giunta che proprio giorni fa, a tal proposito, hanno fatto un passo indietro.
Colleziona un duplice schiaffo D’Alfonso:da una parte tradisce gli abruzzesi e le Regioni coordinate e dall’altra il suo voltafaccia non ha avuto un buon esito. Questo il giusto risultato per un comportamento vergognoso” queste le parole di Di Stefano a seguito della decisione della Consulta.
Possibile: ‘Referendum si celebrino, la materia del contendere tutt’altro che cessata’
«Se le cose potevano peggiorare, in Regione Abruzzo, in qualche giorno sono persino peggiorate. Avevamo chiesto chiarezza: è stata fatta, gettando però ombre e Ombrine sul futuro della regione e dell’intero Paese. Esprimiamo il nostro disappunto e massimo dissenso dopo che il Presidente D’Alfonso e la maggioranza del governo regionale hanno compiuto un vero e proprio colpo di mano, schierandosi contro i referendum NoTriv e le altre Regioni con cui lo aveva chiesto, a fianco del governo Renzi davanti la Consulta. Di fatto, per altro, esautorando lo stesso Consiglio regionale, nel quale torniamo a chiedere che ci sia urgentemente un passaggio politico alla luce del sole». E’ quanto si riporta in una nota congiunta dei Comitati abruzzesi di Possibile.
«Ricordiamo ai massimi esponenti della maggioranza che “la materia del contendere” non è affatto cessata; non si spiegherebbe altrimenti l’ammissione della Cassazione del quesito sulle 12 miglia. Con questo atto la Regione Abruzzo compie scelte che non tutelano bensì mettono in pericolo ambiente, territori, comunità locali, attività economiche, persone, la vita stessa; sono per giunta contrarie alle scelte della recente Cop21 di Parigi (oltre che a quanto addirittura ricordato da Papa Francesco, ben più a sinistra di Luciano verrebbe da dire). Scelte adottate con procedure a dir poco irrituali, con atti che dimostrano arroganza e totale disinteresse delle istanze provenienti dalla società civile, con un uso delle proprie funzioni e poteri che sconfina in comportamenti antidemocratici».
«Noi, come Possibile e coerentemente con l’azione di raccolta firme negli scorsi mesi estivi per far celebrare i referendum in primavera -anche sulle trivellazioni in mare e sul loro carattere strategico- e quindi per far decidere i cittadini del loro territorio, del loro futuro, della loro vita, ribadiamo il valore supremo dei principi democratici, del diritto di partecipazione delle persone che vivono in un territorio alle scelte che alla sua tutela e cura ineriscono. Rimaniamo quindi convinti sostenitori della necessità di far celebrare i referendum al più presto, vicini alle Regioni, alle associazioni ed alle persone che li stanno richiedendo; vicini al Coordinamento Nazionale NoTriv a fianco del quale ci stiamo battendo perché anche in Italia siano adottate norme chiare ed azioni coerenti, frutto di una valutazione e programmazione complessiva, che progressivamente porti il nostro Paese a liberarsi dalla dipendenza energetica dalle fonti fossili a vantaggio delle fonti rinnovabili».
WWF: ‘Il sì della Corte Costituzionale segna una ulteriore bocciatura per la politica energetica della Giunta D’Alfonso’
«La decisione della Corte Costituzionale che ha dato via libera al quesito referendario già “promosso” dalla Cassazione – questo il commento del delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio – mette ancora più in risalto l’inopportunità della decisione del Presidente D’Alfonso di sfilarsi dal fronte delle Regioni che avevano chiesto il referendum e di schierarsi a fianco del Governo nazionale. Come il WWF ha ribadito più volte, il problema della petrolizzazione non inizia e non finisce con la piattaforma Ombrina Mare, ma è molto più ampio e merita un approccio differente e meno provinciale».
«In buona sostanza il sì della Corte Costituzionale segna una ulteriore bocciatura per la politica energetica che la Giunta D’Alfonso tenta di imporre all’Abruzzo anche a dispetto della volontà chiaramente espressa dal Consiglio regionale e dalla stragrande maggioranza dei cittadini»
CORTE COSTITUZIONALE, LEGAMBIENTE: ‘LA CONSULTA DA’ AI CITTADINI LA PAROLA SULLE TRIVELLE. FALLITO IL PIANO DI RENZI PER SCONGIURARE IL REFERENDUM’
“La Sentenza della Corte Costituzionale, che ha confermato il referendum sulle trivelle sul quesito già “promosso” dalle Corte di Cassazione, ci dà lo spunto per rilanciare richieste chiare al Governo: rigetto immediato e definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa (a cominciare da Ombrina) e una moratoria di tutte le attività di trivellazione a mare e a terra, sino a quando non sarà definito un Piano energetico nazionale volto alla protezione del clima e rispettoso dei territori e dei mari italiani”. Con questo commento le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club italiano e WWF accolgono il giudizio della Consulta, che conferma l’inefficacia del tentativo del governo di scongiurare il referendum sulle trivelle. La decisione della Corte Costituzionale chiarisce come quanto disposto con gli emendamenti alla legge di Stabilità lo scorso dicembre, benché segni un dietro front radicale (e positivo) del governo, non risolva – sulla questione della fascia marina off limits – il conflitto sollevato dalle Regioni contro la strategia fossile del governo Renzi.
Le associazioni ambientaliste fanno notare come la volontà del Governo di tutelare gli interessi dell’economia fossile (con le norme pro trivelle come con gli interventi per bloccare lo sviluppo delle rinnovabili) abbia creato un conflitto istituzionale senza precedenti nel Paese. Pur di assecondare le lobby dei petrolieri, l’esecutivo Renzi aveva promosso forzature inaccettabili, come la classificazione delle trivellazioni come “opere strategiche” (dunque imposte a forza ai territori) e la creazione di servitù potenzialmente senza limiti di tempo, con concessioni prorogabili ad oltranza. Con le modifiche introdotte nella Legge di Stabilità 2016, grazie all’iniziativa referendaria, l’esecutivo di Renzi è stato in larga misura costretto a smentire se stesso.
La Corte Costituzionale oggi respinge di fatto i tentativi furbeschi messi in campo dal governo per eludere il merito della questione delle trivelle entro le 12 miglia; e rimette al giudizio dei cittadini quei meccanismi legislativi truffaldini con cui si è aggirato sino ad oggi un divieto altrimenti chiaro, lasciando campo libero ai petrolieri fin sotto costa.
La Corte Costituzionale ha quindi ritenuto che le affrettate modifiche governative non siano sufficienti e ha rimandato alla volontà popolare la decisione su quelle disposizioni del Decreto Sviluppo del 2012 (decreto legge 83/2012) che fanno salvi non solo i titoli abilitativi già rilasciati all’entrata in vigore della norma (cioè i diritti già acquisiti), ma anche i procedimenti autorizzativi in corso, conseguenti e connessi in essere a fine giugno 2010 nella fascia off limits delle 12 miglia. La modifica voluta dal Governo, pur eliminando la “sanatoria” sui procedimenti in corso, introduce una formula ambigua rispetto alla durata delle concessioni (per la durata di vita utile del giacimento).
Le Associazioni ambientaliste chiedono che nessuna nuova infrastruttura estrattiva possa essere realizzata in deroga a un Piano delle aree, da sottoporre a valutazione ambientale strategica, come stabilito dalla normativa comunitaria. E dichiarano tutto il loro impegno per la campagna referendaria, che da oggi ufficialmente, impegnerà tutte le energie positive del Paese nel tentativo di respingere l’assalto dei petrolieri ai nostri mari e i piani fossili del governo di Roma.
Trivelle, Di Salvatore: ‘Abruzzo non ha fatto bella figura’
‘Credo che D’Alfonso non c’abbia fatto una bella figura. E’ probabile che il governatore abruzzese abbia messo in campo una specie di scambio col Governo: ti risolvo Ombrina e tu in cambio fai saltare il referendum. Non ha rispettato la democrazia, perchè addirittura andare in giudizio contro le Regioni dopo aver promosso i quesiti? A quel punto poteva solo sfilarsi”. Così il costituzionalista Enzo Di Salvatore commenta la decisione della Giunta abruzzese di costituirsi oggi col Governo contro le Regioni per i referendum davanti alla Consulta.
Quanto ai meriti per lo stop ad Ombrina, piattaforma prevista entro le 12 miglia dalla costa teatina, per i quali D’Alfonso ieri aveva assegnato a se stesso e ala Governo il 49% dei meriti, Di Salvatore ha commentato che ”Solo il 51% merito della gente? Io direi 50% merito dei cittadini e 50% dei referendum, non c’è quindi un solo fronte meritorio, ma senza i referendum tutto questo non sarebbe accaduto”. Lo spiega il costituzionalista teramano Enzo Di Salvatore, rispondendo ”Peccato, perchè la battaglia è nata in Abruzzo, ma purtroppo i 60 mila di Lanciano e tutte le iniziative dei cittadini in questi anni non hanno avuto quella visibilità nazionale che i referendum delle Regioni hanno ottenuto – prosegue Di Salvatore – ma è chiaro che dietro le 10 Regioni c’erano le 200 associazioni che spingevano”.
Trivelle, D’Alessandro: ‘da Di Stefano nessun contributo’
“Premesso che siamo stati noi e non certo Fabrizio Di Stefano a mettere in campo l’iniziativa referendaria anti trivelle nonche’ l’attivita’ di confronto politico che ha portato alla norma del Governo da tutti salutata con favore e festeggiata, non e’ pervenuto alcun contributo del senatore di Forza Italia nella sua lunga attivita’ parlamentare per risolvere il problema”. Inizia cosi’ la replica al parlamentare abruzzese da parte di Camillo D’Alessandro, coordinatore della maggioranza in Consiglio regionale. “Il quesito referendario ammesso oggi dalla Consulta – chiarisce l’esponente politico – non risolve cio’ che accade oltre le 12 miglia, poiche’ affronta solo le attivita’ gia’ autorizzate entro tale limite. L’unica certezza e’ che – anche grazie al nostro intervento – Ombrina di ferro non si fara’, indipendentemente dall’esito referendario, perche’ tutte le attivita’ estrattive entro le 12 miglia sono state bloccate dalla norma approvata e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e concordata da noi con il Governo, mentre solo qualche settimana fa la partita era gia’ chiusa e nessuno sperava piu’ nella norma governativa. Ora l’iniziativa politico-istituzionale va avanti: continueremo a batterci per una soluzione legislativa positiva che tuteli il mare blu oltre le 12 miglia e il giacimento naturale delle isole Tremiti”, conclude D’Alessandro.
Trivelle, D’Alfonso: ‘strategie Giunta non mutano’
“Accolgo con grande rispetto la decisione della Consulta sul referendum residuale. Questa circostanza non modifica le strategie della Giunta che presiedo la quale, e’ bene ricordarlo, e’ stata tra le prime a promuovere il ricorso all’iniziativa referendaria per contrastare l’arrivo di Ombrina”. Lo afferma il presidente della Regione Luciano D’Alfonso. “Accolgo positivamente – prosegue – la notizia secondo la quale il Governo ha in preparazione un intervento normativo sulla durata delle trivellazioni, a dimostrazione del fatto che la linea del dialogo e’ quella giusta. Domani, come noto da tempo – ricorda infine il governatore – saro’ a Palazzo Chigi dal Sottosegretario Claudio De Vincenti per ottenere risultati fattivi nella tutela del mare blu e delle isole Tremiti”.