L’Aquila. ‘La presenza della Lepre italica Lepus corsicanus (specie o sottospecie?) in piccoli nuclei nelle zone montane del Centro e Sud Italia è cosa notoria da anni, o almeno immaginabile (perché solo con indagini del DNA se ne può avere la certezza).
Quest’anno, ISPRA e Regione hanno improvvisamente stabilito che individui della specie siano ancora presenti nelle zone esterne del Parco Nazionale d’Abruzzo (la solita scoperta dell’acqua calda di cui sono campioni i nostri esperti faunistici!). Ed ecco allora l’inaspettata imposizione di un divieto di caccia alla lepre in tutta una serie di Comuni ai confini o nelle vicinanze del Parco; si noti bene, non limitandosi alle zone montane oltre i 1300/1500 metri dove la probabilità di una sopravvivenza di nuclei ancora puri è certamente elevata, ma anche nelle vallate di pianura e colline limitrofe dove è invece ovvia e notoria la presenza di lepri da ripopolamento (da innumerevoli decenni vi avvengono liberazioni, regolarmente autorizzate!).
E, si noti bene, ciò in presenza di un vastissimo territorio montano già chiuso alla caccia, dove anche, da oltre cinquant’anni, non si sono mai più fatti ripopolamenti e mai più cacciato: Parco d’Abruzzo, Sirente-Velino, Majella e Gran Sasso-Laga, e dove sì, sarebbero auspicabili studi di merito’. Franco Zunino, il Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness (AIW) torna all’attacco in difesa della caccia e dei cacciatori abruzzesi.
‘Vero che per altri Comuni montani la caccia alla lepre resta consentita (compromesso buonista?), ma vi hanno stabilito l’assurdo obbligo per i cacciatori di portare ai laboratori provinciali le lepri eventualmente uccise affinché siano esaminate: cosa che nessuno farà per ovvie ragioni! Catturano orsi e lupi per studiare il DNA ed anziché fare la stessa cosa per la lepre nelle zone protette, costringono i cacciatori a collaborare (a loro spese!), e dopo averli penalizzati! Come dice l’amico ed ex Guardiaparco “Lillino” Finamore, “così si finirà per trasformare in bracconieri anche tanti cacciatori onesti!”
Cavalcando la legge 157 che fa riferimento solo alla specie tipica (Lepus europaeus), si vuole difendere la Lepre italica quale specie a se stante (un escamotage, per rendere difficile la vita ai cacciatori, o inconfutabile riconoscimento scientifico?). E, anziché, caso mai, attivare proprio il mondo della caccia ad una gestione sempre più mirata alla sua salvaguardia, a prescindere del fatto che sia specie o sottospecie, anche attraverso divieti al ripopolamento ed incentivando all’autogestione delle popolazioni rimaste, favorendo gli allevamenti a questo scopo, si viene a colpire quasi proditoriamente la categoria venatoria forse più etica, per di più in modo irragionevole! Questa non è conservazione della biodiversità, è volontà di voler colpire un’attività che il politicamente trasversale animalismo anticaccia da anni sta portando avanti. Anziché una saggia, corretta gestione del patrimonio faunistico, si punta ad una italianissima difesa ad oltranza di ogni animale, una deriva che finirà per portare all’abolizione degli allevamenti e dei macelli, ad un cambiamento sociale che metterà in crisi tutta la filiera rurale, con una danno economico incalcolabile, imposto alla maggioranza dei cittadini da una minoranza di “eletti”, continua Zunino.
‘In Abruzzo hanno “imbrigliato” zone montante che, guarda caso, sono proprio quelle che formano quei “corridoi” tra un Parco e l’altro che da anni si vorrebbe chiudere alla caccia; ovvero, si vuole estendere di fatto il divieto di caccia attraverso sempre più limitazioni e balzelli ai cacciatori! Sembrerebbe una chiara politica di subdoli provvedimenti mirati a creare aree chiuse alla caccia con la scusa dei Parchi (che ben altri problemi hanno!), rendendole non più praticabili dai cacciatori scoraggiandone l’attività venatoria; ovvero, si punta a fare della Regione Abruzzo un’area off-limits alla caccia aggirando le leggi ed i diritti di chi paga tanto di tasse per praticare una legittima attività all’aria aperta prevista dallo Stato e facente parte dei democratici diritti garantiti dalla Costituzione!
E poi, retro pensiero: perché decidere questi provvedimenti a caccia iniziata e non già mesi prima? Che si vogliano impedire ricorsi rendendoli tardivi? Fare in modo che coi tempi della nostra magistratura, si arrivi a sentenza solo a fine stagione venatoria? E perché solo nelle montagne abruzzesi, visto che la probabilità di una presenza della Lepre italica è notoria per tutte le montagne del Centro e Sud Italia? Che sia l’orso il vero scopo del divieto, e non già il DNA della lepre, che difatti potrebbe studiarsi anche senza l’aiuto dei cacciatori? In tal caso, senza che ciò serva a qualcosa per salvare l’orso marsicano, anzi.’ insiste il segretario AIW.
‘Se così veramente fosse (e a pensar male ci si azzecca quasi sempre, diceva un noto politico!), al solito, per risolvere il problema dell’orso se la prendono con l’unica categoria di cittadini che non ha mai minacciato l’orso, con l’obiettivo di salvarlo evitandone la meramente teorica uccisione per errore (errore storicamente MAI VERIFICATOSI!!!), quando in realtà l’orso ha soprattutto bisogno di cibo nelle aree agro-pastorali del Parco, di meno disturbo turistico nei ramneti (mentre proprio per monitorarli, il disturbo è stato esteso anche a quelli dei Monti Ernici per stabilirne la presenza – che in questa stagione è meramente e notoriamente occasionale!) e meno competizione alimentare con cervi e cinghiali. Invece, in merito a queste emergenze: provvedimenti zero!
Infine, vero è che la lepre italica merita protezione. Ma stessa protezione meriterebbe anche la sottospecie appenninica del Lupo (Canis lupus italicus). Invece, guarda caso, l’ISPRA richiede improvvisi drastici provvedimenti per la Lepre italica (quando, caso mai, proprio l’eliminazione delle lepri alloctone sarebbe la prima misura da prendersi per salvarla!), mentre per la difesa della sottospecie italica del lupo nessun provvedimento viene preso e/o richiesto contro l’invasione dei lupi “alpini” (sempre più presenti anche nel famoso “buco” della provincia di Savona, che poteva e dovrebbe divenire barriera invalicabile!). Una questione di lana caprina, che in un caso non si vuole risolvere, mentre nell’altro si eccede: per alcuni, di nessun valore scientifico per il lupo ma di alto valore scientifico per la lepre! Ecco, quindi, come la Lepre italica e la conservazione dell’Orso marsicano diventano una comoda scusa per colpire la caccia ed i cacciatori! La lepre italica come tallone d’Achille’, conclude Zunino.