Privacy: La App Weople sotto la lente del Garante

Dati in cambio di soldi: sotto la lente del Garante privacy la app “Weople” che replica invocando la libertà del cittadino di essere protagonista nell’uso dei propri dati.

Pare proprio che Weople che promettono lauti guadagni in cambio della cessione dei propri dati a fini di lucro, sia finita sotto la lente d’ingrandimento del Garante italiano della privacy.

Come avevamo anticipato (https://abruzzo.cityrumors.it/rubriche/avvocato-online/internet-e-gratis-o-forse-no.html) la commercializzazione dei dati personali degli utenti poteva rappresentare una forzatura rispetto ai principi da ultimo introdotti col gdpr.

A causa delle segnalazioni giunte all’Autorità da parte di imprese della grande distribuzione che lamentavano di aver ricevuto da parte di Weople numerosissime richieste di trasferire alla piattaforma dati personali e di consumo registrati nelle carte di fedeltà, il Garante  ha concentrato la propria attenzione sulla corretta applicazione, da parte della società, del cosiddetto diritto alla “portabilità dei dati” introdotto dal nuovo Regolamento europeo e sul delicato tema della “commerciabilità” dei dati, causata dall’attribuzione di un vero e proprio controvalore economico al dato personale.

 

Dal canto suo, invece, Hoda (la società che gestisce Weople) si difende spiegando che questo nuovo servizio favorisce un nuovo protagonismo, economico e culturale, del consumatore nel settore digitale. Il nuovo Regolamento ha creato una grande opportunità: entrare in possesso dei propri dati e aumentare la competizione sul mercato per i dati stessi. Parliamo di quanto ognuno di noi produce quotidianamente, che attualmente è interamente sfruttato da altri. Weople rende dunque le persone libere di attivare i loro diritti sanciti dal gdpr, come la portabilità dei dati o la modifica del consenso prestato ai possessori dei nostri dati. I dati digitali sono un bene economico e come tale sono commercializzati da molti anni. È fondamentale che le persone partecipino a questi benefici da protagoniste mature e consapevoli. Impedirlo significa non solo privare il cittadino di un suo diritto, ma consolidare una rendita di posizione dei pochi che oggi controllano i dati e li valorizzano sul mercato. Così si favorisce l’attuale oligopolio sull’uso economico dei dati, riducendo lo spazio della libera concorrenza e penalizzando doppiamente il consumatore, vincolato da un mercato oligopolistico che utilizza un suo bene per generare servizi e prodotti che vengono poi venduti senza che il cittadino stesso possa trarre alcuna remunerazione

Staremo a vedere quali saranno le determinazioni del Comitato che riunisce tutte le Autorità Garanti dell’Unione (European data protection board).

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