“Il 15 ottobre sarà il d-day per tutto il mondo del lavoro”.
Le parole del ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, fanno riferimento ad una data chiave, quella di venerdì, a partire dalla quale per accedere a tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati sarà necessario essere in possesso del green pass.
La data segna anche il ritorno in presenza dei dipendenti della Pubblica Amministrazione (circa 3 milioni), e nuove regole per il lavoro agile che sarà ridotto e rimodulato da ciascuna amministrazione.
- Cosa cambia: nel periodo che va dal 15 ottobre al 31 dicembre (termine fissato per la fine dello stato di emergenza) chi non sarà in possesso della certificazione verde non potrà lavorare, la regola disciplina sia il lavoro dipendente che quello di autonomi e liberi professionisti. La mancata presenza del lavoratore sarà considerata come assenza ingiustificata e sarà sospeso il pagamento dello stipendio. Non solo, il dipendente incorre anche in possibili blocchi alle progressioni di carriera, scatti e contributi previdenziali. Chi non ha il green pass non può chiedere come modalità di lavoro lo smart-working.
L’obbligo non è previsto per coloro che sono in possesso di un certificato medico che attesti l’impossibilità a vaccinarsi, regolarmente rilasciati da medici di base o dai servizi vaccinali.
- Pass falsi: i controlli saranno effettuati a campione. In caso di mancanza di certificato, o falsificazione dello stesso, il lavoratore va incontro ad una sanzione disciplinare e, nei casi più gravi, a possibili sanzioni amministrative dai 600 ai 1500 euro.
- Controlli: sono a carico del datore di lavoro. La verifica è effettuata giornalmente tramite scansione del Qr code mediante l’App Verifica 19. Chi omette i controlli rischia una sanzione amministrativa dai 400 ai 1000 euro. L’imprenditore deve incaricare un responsabile per i controlli. Anche se il decreto del 21 settembre consente controlli a campione la stessa Confindustria li sconsiglia: il codice civile pone in capo all’imprenditore la tutela della salute e della sicurezza ecco perché è meglio scongiurare ingressi senza le dovute verifiche col rischio di avere, come conseguenza, possibili focolai.
- Colf, baby-sitter e badanti: la famiglia che dà lavoro è tenuta al controllo del green pass.
- Tamponi: il lavoratore che per il rilascio del green pass sceglie di sottoporti a tampone ne sostiene le spese, se c’è un accordo tra le parti questo può essere anche a carico del datore di lavoro.
- Nella Pubblica Amministrazione: per evitare affollamenti si potranno decidere orari di ingresso ed uscita scaglionati, e dunque flessibili. Fino al 31 dicembre resta la possibilità di lavorare da remoto per alcuni giorni della settimana, e a rotazione dei dipendenti, purché siano garantite alcune situazioni: che i servizi resi all’utenza restino invariati, un piano di smaltimento del lavoro arretrato, il prevalente svolgimento del lavoro in presenza per i dirigenti e per coloro che assolvono a funzioni di coordinamento.
A seguito dei violenti scontri di sabato scorso da parte dei no green pass (estremisti di destra si sono infiltrati causando disordini e vandalizzando la sede della Cgil) il ministro della Salute Roberto Speranza ha ricordato la possibilità che, laddove il metodo della certificazione crei disagi e caos, il governo possa introdurre il vaccino obbligatorio “abbiamo un margine per valutare e vedere anche se al momento abbiamo scelto un’altra strada” queste le dichiarazioni rese durante la trasmissione “Che tempo che fa” in onda su Rai 3.