Domani l’Italia torna quasi tutta in zona gialla (eccetto 5 regioni che restano in arancione).
Misure meno rigide e un ritorno ad una pseudo normalità dunque, da lunedì 1 febbraio, quando 16 Regioni si troveranno in zona gialla, ma da nord a sud non si è riusciti ad aspettare 48 ore e questo fine settimana ha fatto registrare nelle vie dello shopping pericolosi assembramenti.
Struscio selvaggio in Via del Corso a Roma, affollamenti davanti ai bar di Campo de’ Fiori, assembramenti sui Navigli a Milano come in Veneto per l’avvio dei saldi.
Scene di ordinaria evasione da weekend che hanno allarmato sindaci, che minacciano chiusure di vie e piazze, e scienziati “La zona gialla non può e non deve essere un tana libera tutti” dichiara il Professor Galli infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano alla visione delle immagini di vie piene di gente ancor prima delle riaperture.
“Un errore allentare la presa” le parole dell’epidemiologo Pier Luigi Lopalco mentre le persone sono stanche di aspettare e gli esercenti di bar e ristoranti minacciano ricorsi contro le scelte del governo “ci ha tolto anche stavolta i clienti della domenica”. La Fipe rilancia e annuncia che chiederà la riapertura dei locali fino alle 22.
Anche i Presidenti di alcune regioni minacciano ricorsi: è il caso della Lombardia e della Sardegna.
Da un lato Fontana si dichiara scettico sul perché il provvedimento della zona gialla non sia stato reso immediatamente operativo, soprattutto per aiutare il settore della ristorazione tra i più colpiti dalle restrizioni “Faremo fronte comune con tutte le Regioni affinché il governo riveda i criteri astrusi dei Dpcm”; dall’altro il governatore sardo Solinas ha già presentato ricorso al Tar “Centinaia di operatori sono in ginocchio, la gente è vicina alla disobbedienza civile” ha commentato il consigliere Peru di Cambiamo-Udc.