“Diverse sono le criticità del provvedimento, una tra le quali è quella relativa ai Senatori a vita. Attualmente i senatori a vita nominabili dal Presidente della Repubblica sono 5. Facendo un rapido calcolo sono l’1,59% rispetto ai senatori eletti. Con la riduzione dei senatori essi, rimanendo nel numero (massimo) di 5, rappresenteranno, rispetto ai senatori eletti, il 2,5%, aumentando esponenzialmente la loro incidenza. Per dire: saranno più i senatori a vita che i senatori eletti democraticamente nella Regione Abruzzo, solo 4. Per ovviare a questo problema avevo proposto di spostare i senatori a vita alla Camera dei deputati (poiché più numerosa) o ridurli al numero massimo di 3” ci tiene a ribadire Colletti.
“La modifica peggiore invece riguarda la rappresentanza regionale. Non so per quale motivo sia stato inserito nel Ddl costituzionale il principio che ogni Regione (tranne Molise e Valle d’Aosta) ed ogni Provincia Autonoma (e qui sta l’enormità) dovesse avere almeno 3 senatori. Per esempio il Trentino Alto-Adige (Province Autonome di Bolzano e Trento) avrà ben 6 senatori con una popolazione di 1 milione circa di abitanti. L’Abruzzo, con una popolazione superiore, avrà un numero di senatori inferiore (4); idem per la Sardegna (5), per le Marche (5) e per la Liguria (5).In Trentino Alto-Adige ci sarà un senatore ogni 171.000 abitanti. In Abruzzo ogni 326.000. Quindi, non solo le Province Autonome hanno, attualmente, una potestà legislativa e di tassazione notevolmente di favore rispetto alle altre regioni italiane (a statuto ordinario) ma, d’ora in avanti, avranno anche una rappresentanza notevolmente superiore alle altre regioni. Il Trenito Alto-Adige avrà una rappresentanza del 50% superiore a quella dell’Abruzzo pur avendo una popolazione quasi un terzo minore” afferma il deputato pescarese.
“Da sempre sono un convinto proporzionalista e già in prima lettura aveva ammonito i proponenti che ridurre i parlamentari con questo sistema elettorale poteva essere democraticamente pericoloso. Non per una questione di diminuzione della rappresentanza democratica bensì per un mero problema di legge elettorale vigente. In questo sono d’accordo con chi, degli altri partiti, indicava la necessità, prima della riduzione dei parlamentari, di modificare la legge elettorale” conclude Colletti.