L’attuale disciplina, come confermato dagli interventi sia di Boccia che dello stesso Gualtieri in replica, prevede il diritto al ristoro solo se il provvedimento scaturisce da un decreto del Governo. “Questa scelta può rivelarsi pericolosa oltre che ingiusta. Pericolosa, perché un Presidente che riscontrasse l’urgenza e la necessità di emanare un’ordinanza restrittiva, anche in anticipo o senza l’intesa del Ministro, potrebbe essere frenato dal farlo nella certezza di non poter ristorare il danno alle attività colpite.
A discapito della tempestività che serve in certi casi. Nessun Presidente prende decisioni restrittive a cuor leggero (è, anzi, più facile che un Presidente protesti e si opponga a un provvedimento restrittivo del Governo piuttosto che il contrario); non è proprio un bell’esempio del principio di ‘leale collaborazione’ lasciargli anche il peso di dover fronteggiare le tensioni sociali che, in mancanza di ristori, si scatenerebbero inevitabilmente. Ingiusta – aggiunge Marsilio – perché così si sancisce una sorta di potestà normativa di serie B (quella delle Regioni) rispetto al Governo.
Lo stesso cittadino, se colpito da uno stesso provvedimento di chiusura della propria attività, identico nel merito e negli effetti, viene ristorato se proviene dall’autorità dello Stato, paga di tasca propria se proviene dalla Regione. Regione che, è bene ricordarlo, a differenza dello Stato non può contrarre debito pubblico e fare ‘scostamenti di bilancio’ per finanziare in proprio un ‘fondo ristori’. Per questo – conclude – ho chiesto al Governo di riflettere e riconsiderare questa scelta”. Su questo tema, diverse Regioni intervenute in seguito hanno condiviso le stesse valutazioni.