“La soddisfazione per l’esito di questa sentenza, che rafforza la mia fiducia nella giustizia italiana – commenta – non cancella però l’amarezza e i danni d’immagine subiti da un processo che sicuramente ha rappresentato una perdita di tempo e di denaro pubblico di gran lunga maggiore delle somme inizialmente contestate. Con la mia assoluzione si conferma la totale infondatezza di accuse infamanti che hanno ingiustamente coinvolto l’intera classe politica regionale della legislatura Chiodi/Pagano. Tutti archiviati o assolti con formula piena.”
L’iscrizione sul registro degli indagati dell’allora presidente di Regione, Gianni Chiodi, e dell’allora presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, oltre ad altri 23 tra assessori e consiglieri, risale al 23 gennaio 2014, e avvenne a quattro mesi dalle elezioni regionali. Le ipotesi di reato erano di truffa aggravata, peculato e falso ideologico per un periodo che va dal 2009 al 2012 e una cifra totale che si aggira intorno agli 80 mila euro. Soldi relativi a rimborsi per missioni istituzionali in Italia e all’estero.