La lotta ai cambiamenti climatici e per un ambiente più sano passa anche dal riciclo dei materiali, prodotti sempre in maggiori quantità così come i rifiuti ad essi connessi.
Tuttavia, negli ultimi anni abbiamo assistito a una parziale inversione di tendenza a causa della pandemia. Tra il 2019 e il 2020, infatti, la produzione di rifiuti urbani in Italia è passata da oltre 30 milioni di tonnellate a 28,9 (-3,59%). In Abruzzo il calo è stato più contenuto, passando da 600mila a 585mila tonnellate (-2,5%).
Ma la raccolta differenziata dei rifiuti deve rimanere una priorità sia a livello nazionale che sui territori.
Dal 2006, infatti, vige un obiettivo nazionale che prevede che almeno il 65% dei rifiuti urbani prodotti venga differenziato. Un obiettivo che era stato stabilito per il 2012, a cui il nostro paese si avvicina solo adesso, e che l’Abruzzo ha sostanzialmente conseguito proprio nel 2020.
In Italia nel 2020 è stato differenziato in media il 63% dei rifiuti urbani. Superano tale quota 11 regioni, tra cui l’Abruzzo con il 64,99% dei rifiuti differenziati. Un valore che colloca la regione ben al di sopra di altre regioni dell’Italia centrale e meridionale. Mediamente il centro Italia si attesta sul 59,2% di raccolta differenziata, il sud addirittura al 53,6%, con i minimi registrati in Sicilia (42,3%), Calabria (52,2%) e Lazio (52,5%).
Tuttavia la quota raggiunta in Abruzzo è circa 10 punti al di sotto di Veneto e Sardegna, regioni prime in classifica, dove vengono differenziati i tre quarti dei rifiuti urbani. [classifica delle regioni]
Un divario, quello tra regioni del nord e del centro-sud, su cui il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede di intervenire con la prima componente della missione 2 del piano, per “migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare”. Un insieme di investimenti e riforme del valore di 2,1 miliardi di euro.
Quanto incide la raccolta differenziata sul territorio abruzzese
Sebbene l’Abruzzo presenti dati migliori rispetto ad altre regioni centro-meridionali, la situazione è fortemente differenziata sul territorio.
La provincia di Chieti raggiunge la soglia delle regioni prime in classifica. Nel chietino quasi tre quarti dei rifiuti urbani vengono differenziati (74,55%). Segue la provincia di Teramo (68%), mentre livelli più contenuti si registrano nella provincia dell’Aquila (61,87%) e nel pescarese (54,05%).
Tra i capoluoghi spiccano Chieti (71,16% di differenziata) e Teramo (69,55%). Indietro Pescara (47,68%) e L’Aquila (39,03%). Nel capoluogo regionale meno del 40% dei rifiuti urbani viene differenziato, in base ai dati relativi al 2020. [mappa di tutti i comuni]
Considerando i comuni non capoluogo con oltre 25mila abitanti, superano il 70% di differenziata Avezzano (77,16%), Lanciano (76,41%), Vasto (74,51%) e Roseto degli Abruzzi (70,04%). Quota poco inferiore per Francavilla al Mare (68,48%), mentre più distante Montesilvano (35,04%).
Per quanto riguarda gli altri comuni, si trovano tutti in provincia di Chieti quelli dove la quota di raccolta differenziata raggiunge i livelli più elevati. Nei territori di Villa Santa Maria, Santa Maria Imbaro e Borrello si supera il 90%. Ma anche a Crecchio, Palena, Filetto e Gamberale la quota è di poco inferiore.
Sono 49 i comuni abruzzesi in cui la differenziata raggiunge l’80%. Di questi, ben 39 – cioè quasi 4 su 5 – appartengono alla provincia di Chieti.
Si trovano tutti nell’aquilano, invece, i territori dove si differenziano meno gli scarti. Tra questi spiccano i tre comuni dell’Alta valle dell’Aterno: Campotosto (2,25% di raccolta differenziata nel 2020), Montereale (8,12%) e Capitignano (11,8%).